"Capisco la posizione della Commissione che vuole mantenere la pressione sull'Italia, tuttavia penso che, dal momento che il vostro paese ha vissuto così a lungo una fase di crescita ridotta, sarebbe stato un buon incentivo 'premiarla' e riconoscere il valore delle riforme adottate". Così Carten Brzeski, capo economista del colosso bancario ING-DiBa, commenta all'Adnkronos la linea 'attendista' dell'esecutivo comunitario, espresse nelle opinioni sui Documenti programmatici di bilancio.
Promuovere chiaramente l'Italia, aggiunge l'economista tedesco, "sarebbe stata una mossa che avrebbe aumentato la fiducia, riconoscere i passi in avanti compiuti avrebbe rappresentato una spinta psicologica. Peraltro, visto che sappiamo che, ad esempio, la Commissione non adotterà mai misure contro la Francia, perché essere flessibile con altri e giocare ancora duro con l'Italia?". Brzeski comunque ricorda come in Italia "le prossime misure strutturali dovrebbero essere, fra l'altro, mirate a ridurre gli ostacoli burocratici nel fare impresa e a favorire il credito alle Pmi".
Ma i giudizi odierni sui paesi Ue, è l'opinione del capo economista di ING-DiBa, rispecchiano soprattutto un cambiamento di fondo nell'atteggiamento dell'esecutivo comunitario: "La Commissione è stata pragmatica, possiamo in un certo senso dire che si è 'arresa', sapendo che al momento che non è possibile applicare alcuna regola fiscale".
"E' un approccio estremamente 'growth friendly' - aggiunge - ma che comporta enormi rischi, mette a rischio la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche. E a questo punto sarà interessante vedere come reagiranno i tedeschi, visto che pochi anni fa tutti erano d'accordo sui principi del fiscal compact, di cui in realtà non è sopravvissuto niente". Per rispettare quelle norme, osserva, "bisognerebbe trovarsi in uno scenario di crescita molto alta, inflazione sostenuta ma tassi ancora bassi: non mi sembra una prospettiva realistica".
"Possiamo sperare che ci sia ancora una posizione comune fra i leader dell'Eurozona sul mantenimento almeno dei principi di sostenibilità delle finanze pubbliche, principi che però - sottolinea l'economista - oggi non possiamo applicare".
"Nel breve termine il fatto che si accettano deficit maggiori per esigenze legate a migranti o sicurezza ha un effetto positivo sull'economia. Ma così non si aumenta la competitività, non si rafforza la crescita strutturale, e - è la conclusione di Brzeski - toccherà a Mario Draghi intervenire per guadagnare tempo".