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Bufera sui braccialetti-spia

02 febbraio 2018 | 09.46
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(Fotogramma)
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Tempi stretti, pause cronometrate e presto, forse, anche i braccialetti che controllano la produttività. E' bufera sui due brevetti che sarebbero stati ottenuti da Amazon per la produzione di bracciali elettronici in grado di monitorare i movimenti dei suoi dipendenti. E dopo le polemiche seguite alle rivelazioni del sito GeekWire, il colosso dell'e-commerce si difende: "I brevetti impiegano anni per essere approvati - scrive l'azienda - e non necessariamente riflettono gli sviluppi attuali che stanno avendo i nostri prodotti e servizi. Nel corso degli ultimi 20 anni - spiega ancora - abbiamo introdotto diverse innovazioni tecnologiche per supportare i nostri dipendenti durante il loro lavoro e rendere i processi più semplici ed efficaci. In tutti i Paesi in cui operiamo - sottolinea ancora la società - rispettiamo in maniera rigorosa tutte le regolamentazioni in materia di lavoro".

A sollevare il polverone sui documenti svelati da GeekWire ora al centro delle polemiche internazionali - che risalgono al 2016 e parlano di strategie per il risparmio sul lavoro - la descrizione dei braccialetti studiati per verificare la posizione dei dipendenti rispetto all'inventario, prototipi che potrebbero mettere a rischio la privacy dei lavoratori in nome di tempi più rapidi per le consegne della merce.

Le polemiche sul diritto alla privacy arrivano anche in Italia, dove il premier Gentiloni, commentando la notizia ha sottolineato come la "sfida è il lavoro di qualità e non il lavoro con il braccialetto". E se Liberi e Uguali parla di "schiavismo del nuovo millennio", l'Ugl fa notare che "in Italia, qualsiasi attività di controllo sul lavoro dei dipendenti è illegale". Voce fuori dal coro, l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che invita a un dialogo senza "pregiudizi" con l'azienda. Ma il caso privacy rimane aperto.

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