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Bugani lascia la segreteria di Di Maio

04 agosto 2019 | 18.49
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L'annuncio in un colloquio con il Fatto Quotidiano: "Non sono attaccato alle poltrone"

(Fotogramma)
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Massimo Bugani lascia la segreteria del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio. Lo annuncia lo stesso Bugani in un colloquio con il Fatto Quotidiano. “Mi dimetto da vice-caposegreteria di Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, e lascerò anche i ruoli di referente del Movimento in Emilia Romagna e dei sindaci”, sottolinea aggiungendo: "Non sono attaccato alle poltrone".

Bugani, che della sua scelta ha informato Grillo, Casaleggio e Di Battista, resta comunque consigliere comunale a Bologna “perché sono convinto di aver svolto un grande lavoro in Comune”. Mentre è pronto anche a lasciare l'associazione Rousseau: “Se dovessi rendermi conto che la mia permanenza nell’associazione Rousseau può diventare un problema per Davide Casaleggio, non avrò problemi a farmi da parte. Voglio troppo bene ai miei soci e all’associazione”.

“È iniziato tutto dopo la mia intervista al Fatto del 19 giugno, in cui auspicavo unità nel Movimento e sostenevo che Di Maio e Di Battista non sono alternativi ma complementari. Poche ore dopo mi chiesero di non rilasciare più interviste. E non capisco perché, visto che io non volevo certo mettere in difficoltà Luigi. Ritenevo doveroso richiamare alla compattezza in un momento difficile, e invitare a non puntare il dito contro Di Battista o altri, perché le diverse anime del M5S vanno tenute assieme”.

“In quella circostanza - aggiunge - ho capito che il mio ruolo veniva messo in discussione e che non c’era più fiducia in me. E nel giro di qualche giorno mi hanno fatto sapere che il mio stipendio da vice-caposegreteria sarebbe stato dimezzato per contenere le spese”. Annuncio poi concretizzato dopo l'attacco di Bugani a Toninelli e al sottosegretario Dell'Orco per il sì al Passante di Bologna. Il capo segreteria di Di Maio, sottolinea, "mi ha invitato a dimettermi". "Poche ore dopo mi hanno mandato un provvedimento con cui riducono lo stipendio da 3.800 a 1.600 euro. Io non sono aggrappato ai contratti e allora ritengo doveroso dare le dimissioni".

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