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Bullismo: l'aggressore è femmina in 1 caso su 3, indagine Polizia

12 aprile 2015 | 13.13
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E' quanto emerge da una ricerca svolta su 15.268 ragazzi intervistati dal portale Skuola.net per la campagna educativa itinerante 'Una vita da social' della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Dalla ricerca emerge anche che i bulli agiscono soprattutto in gruppo e tendono a preferire vittime dello stesso sesso

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Un ragazzo italiano su tre dichiara di essere stato vittima di episodi di bullismo. La fascia d’età più esposta si conferma quella compresa tra i 14 e i 17 anni, dove i 'bullizzati' sono quasi 2 su 5. E cresce il fenomeno 'al femminile': una vittima su 3 denuncia infatti la presenza femminile tra gli aggressori. E' quanto emerge da una ricerca svolta su 15.268 ragazzi intervistati dal portale Skuola.net per la campagna educativa itinerante “Una vita da social” della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Dalla ricerca emerge anche che i bulli agiscono soprattutto in gruppo (nel 72% dei casi) e tendono a preferire vittime dello stesso sesso. A dispetto delle notizie di cronaca degli ultimi tempi, il bullismo continua a svilupparsi soprattutto offline: l’87% delle vittime è stato infatti preso di mira esclusivamente o prevalentemente nella vita reale. Episodi di bullismo online colpiscono invece in misura maggiore rispetto alla media le femmine rispetto ai maschi, ma anche gli intervistati nella fascia d’età compresa tra gli 11 ed i 13 anni.

E ancora: emerge una certa difficoltà per le vittime a parlare degli atti di bullismo subiti: 1 su 3 non ne parla con nessuno. Il motivo è soprattutto la vergogna (30%) seguito dall’esigenza provata di farsi giustizia da soli (24%), anche se sono soprattutto i maschi ad ammettere di essersi “vendicati” nei confronti del bullo.

Fra i 14 e i 17 anni cresce la percentuale di vittime nel silenzio, mentre tra gli 11 ed i 13 anni si registra una maggiore propensione a confidarsi con gli adulti di riferimento (genitori, professori, ecc) . In media il 42% delle vittime di bullismo si confida con i genitori. Neanche chi ha assistito ad atti di bullismo ama parlarne. Uno su 4 è rimasto in silenzio. Il motivo, confessa il 44% , di questa “omertà” è molto semplice: “mi hanno insegnato a farmi i fatti miei”.

"I dati in nostro possesso - dichiara Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – e la nostra esperienza nelle scuole a diretto contatto con gli studenti, confermano ancora di più quanto il fenomeno sia diffuso tra i minori. Diventa sempre più preoccupante – continua Apruzzese – il bullismo al femminile che vede coinvolte sempre più minori in gravi episodi di violenza ai danni di coetanee".

"L’unica arma veramente efficace – conclude Apruzzese – è l’incisiva e costante campagna di sensibilizzazione e prevenzione per i ragazzi e di formazione informazione per insegnanti e genitori che, la Polizia di Stato, attraverso il progetto educativo itinerante 'Una vita da social' realizzato in collaborazione con il Miur e l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha permesso di raggiungere sul territorio e sui social, come Facebook e twitter ,un numero elevatissimo di adolescenti, ragazzi e genitori.

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