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Burioni: "L'efficacia del vaccino pone un dilemma etico"

11 dicembre 2020 | 12.33
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La "notevole efficacia del vaccino" contro Covid-19 "pone un dilemma etico" legato "alla prosecuzione delle sperimentazioni in doppio cieco": metà dei volontari sono stati vaccinati per davvero, l'altra metà "per finta", ha cioè ricevuto placebo restando esposta al rischio di contrarre l'infezione da Sars-Cov-2. A evidenziare questo dilemma è il virologo Roberto Burioni, in un articolo sul sito di divulgazione scientifica 'Medical Facts'. "Che fare - si chiede - Non vaccinare questi soggetti e lasciarli esposti a un rischio personale non irrilevante per avere più informazioni sulla sicurezza di questi nuovi vaccini, oppure vaccinarli per proteggere la loro salute rinunciando alle informazioni sulla sicurezza del vaccino?"

"Questo è un interrogativo serio, non il domandarsi se i cittadini hanno il diritto, in nome della loro ignoranza e del loro egoismo, di non vaccinarsi - chiosa - mettendo in pericolo loro stessi e tutta la nostra comunità".

"Per determinare l’efficacia e la sicurezza del vaccino (semplificando) abbiamo preso (complessivamente) circa 70 mila persone - spiega Burioni - e le abbiamo divise in due gruppi. Metà sono state vaccinate per davvero, metà sono state vaccinate per finta. I partecipanti, naturalmente, non sanno a quale gruppo appartengono. Questo ci serviva per due motivi. Il primo è valutare l’efficacia dei vaccini: per questo abbiamo controllato se i vaccinati si infettavano meno dei non vaccinati, e i risultati sono stati entusiasmanti. Il secondo è per valutare la sicurezza dei vaccini".

"Per valutare la sicurezza bisogna, però - prosegue docente all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano - osservare nel tempo (tipicamente due anni) cosa succede in questi due gruppi. A un paziente vaccinato potrebbe per esempio venire tra otto mesi una malattia autoimmune; per capire se si tratta di un caso o di qualcosa causato dal vaccino c’è bisogno di osservare la frequenza di questa malattia nel gruppo di controllo, vaccinato per finta. Se anche nel gruppo di controllo le malattie autoimmuni (o altre malattie) si verificano nei non vaccinati con la stessa frequenza che si riporta nel gruppo di vaccinati, possiamo affermare che il vaccino non c’entra. Se di una malattia c’è maggiore frequenza nel gruppo dei vaccinati dobbiamo invece alzare le antenne e approfondire la questione".

"La cosa sembra semplice, ma diventa immensamente complicata - rileva Burioni - nel momento in cui il vaccino offre una protezione altissima. In questo caso i 35 mila vaccinati per finta si troverebbero esposti per due anni a una pericolosa infezione che potrebbe essere prevenuta se venisse loro somministrata una vaccinazione 'vera'. Ma se gli somministrassimo la vaccinazione, addio osservazioni sulla sicurezza del vaccino". Ecco il "dilemma etico" sollevato dal virologo.

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