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Buzzi: "L'incubo è finito, ora fatemi tornare a casa"

23 ottobre 2019 | 18.08
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"Voglio uscire da questo inferno dietro le sbarre. La Cassazione mi ha creduto, dopo 4 anni rivedo la luce, condannata la politica che mi spremeva per farmi lavorare". 'Mondo di Mezzo', portati in carcere 9 condannati

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Assunta Cassiano e Cristiana Deledda

L’incubo è finito, voglio uscire da questo inferno dietro le sbarre e tornare a casa”. Ecco le prime parole che Salvatore Buzzi, uno dei protagonisti dell’inchiesta Mafia Capitale, pronuncia ai suoi avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro. Proprio per il tramite dei due legali, l’Adnkronos riporta le parole di Buzzi a commento della sentenza, Buzzi che presto – a detta dei difensori – potrebbe tornare in libertà dopo la decisione della Cassazione di eliminare dal processo (che lo ha visto comunque condannato) il profilo mafioso.

Dopo oltre 4 anni vedo di nuovo la luce, ho un futuro davanti a me - dice Buzzi - sono emozionato, incredulo, e sotto sotto ci speravo anche se si era creata una situazione surreale perché avevano costruito giudiziariamente e mediaticamente un’immagine distorta”.

Quanto al 416 bis smontato dalla Suprema Corte, Buzzi è categorico: “In questi anni mi sono letto e riletto migliaia di pagine, di intercettazioni, di informative. Ho seguito tutto il processo e chiunque poteva constatare che di mafia non ce n’era. La sentenza di primo grado, che comunque è stata pesante per me, era chiara, come è stata chiara la decisione di ieri. Ancora però non capisco come possa essere andata al contrario in appello”.

“La verità - aggiunge Buzzi - è un’altra: la Cassazione, al contrario dei magistrati della procura - mi ha creduto. Non ha condannato soltanto me, ma ha condannato soprattutto la politica che mi spremeva per farmi lavorare. Erano loro, non io, a chiedere favore e soldi. Per lavorare dovevo pagare, ma la mafia non c’entrava, non c’era. Sono contento che sia finita così perché tanta gente ha sofferto, direttamente e indirettamente, per causa mia. Io ho sbagliato, e ho confessato i miei sbagli e ho pagato tutto. Hanno scritto un film su me e Carminati e non hanno raccontato la verità su un male che attanaglia Roma da sempre: la corruzione. Mi vergogno di quello che ho fatto, non chiedo pietà ma proprio per aver pagato tanto con una detenzione disumana ora chiedo di riabbracciare mia moglie e mia figlia, anche loro vittime di questo stramaledetto sistema giudiziario-mediatico che quando ti investe distrugge tutto e tutti”.

Agli avvocati Diddi e Santoro regala parole di ringraziamento, piange e chiede quando potrà uscire. Il pensiero torna a chi non ha voluto credere alle sue parole di reo confesso di molti reati: “E' questo che mi fa più male, io ho solo detto la verità prendendomene anche le responsabilità, come la Cassazione ha sentenziato ieri. Non voglio fare polemiche con i magistrati ma rivendico la lealtà del modo con cui ho collaborato con i pm che, evidentemente, si erano fatti un’altra idea di me e delle cose che dicevo”.

Infine, Buzzi chiede come la politica abbia reagito alla sentenza, “perché da dietro le sbarre a volte mi veniva da sorridere: gente di opposti partiti che si ammazzava e diceva peste e corna l’uno dell’altro per questa inchiesta, adesso vedo che la pensa allo stesso modo. Sono sorpreso di esser riuscito a fare almeno una cosa buona: mettere d’accordo cane e gatto”.

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