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Caivano, la richiesta dell'ex camorrista al nuovo sindaco

22 settembre 2020 | 13.57
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"Ridoni i colori a giovani"

Nella foto Bruno Mazza
Nella foto Bruno Mazza

dall’inviata Ilaria Floris
Un passato difficile. Dieci anni di galera, arrestato mentre stava andando a compiere un omicidio perché, già da giovanissimo, 9-10 anni, era il braccio destro del boss del Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, che aiutava a gestire le principali piazze di spaccio di eroina. Bruno Mazza, che oggi ha poco meno di 40 anni, adesso è un uomo diverso. Come racconta all’Adnkronos, in un’intervista nel giorno in cui, nel suo paese, viene eletto il nuovo sindaco.

"Ho perso mio padre a 11 anni -racconta- e a quell’età il boss era diventato per me una specie di padre, un punto di riferimento. Intorno a noi c’era il nulla più totale, e noi bambini manifestavamo il nostro malessere con azioni di danneggiamento, di distruzione". Poi, a 15 anni, Bruno entra nell’organizzazione. Un ‘gioco’ che gli costa dieci anni di carcere. "Già mentre ero in carcere però, poco prima di uscire, ho visto morire mio fratello e quasi tutti i suoi compagni a causa della droga e i miei due nipotini si sono trovati senza padre, come era successo a me. Ho capito che dovevo cambiare vita, non volevo che succedesse a loro la stessa cosa", racconta Bruno.

Mazza ha così deciso di cambiare, di fare qualcosa di importante per il suo paese e per i giovani del Parco Verde abbandonati a loro stessi, togliendoli dalla strada, dove spesso diventano pedine in mano alla camorra. Ha fondato l’associazione ‘Un’infanzia da vivere’, e adesso, dove prima c’era una piazza di spaccio ora sorge un campo di calcio. "Abbiamo ripulito dalle siringhe usate per la droga le strade e tutte le zone intorno al Parco Verde -dice con orgoglio- e siamo riusciti ad ottenere la riqualificazione della villa comunale che da anni versava in uno stato di abbandono totale".

Molti i giovani che lo aiutano, che ci credono, che vogliono cambiare ed essere come lui. Che sperano che Caivano non sia più il Parco Verde dove Maria Paola viene uccisa dal fratello, dove dai balconi dei palazzoni fatiscenti sono stati gettati e uccisi, in un contesto di degrado e mancanza di speranza, i piccolissimi Fortuna Loffredo e Antonio Giglio. "Cosa chiedo al nuovo sindaco? Che finalmente qui ci sia una giunta comunale che resista, che alla speranza opponga fatti concreti. Qui, negli ultimi 5 anni, abbiamo avuto più commissari che sindaci", spiega Bruno.

"Dal ‘92, qui hanno solo pensato ai propri interessi. Il cugino, il nipote... hanno sempre trascurato la comunità. Il sindaco deve essere colui che risolve i problemi, non quello che li crea al paese", affonda. E dal suo osservatorio ‘privilegiato’ di colui che conosce perfettamente il tessuto sociale in cui vive, elenca al neosindaco con precisione ciò di cui avrebbe bisogno il paese. "Spazi adeguati, siamo 40mila abitanti -incalza- riqualificare le aree abbandonate, aiutare economicamente i giovani a uscire dal Parco Verde. Che la giunta sia capace di accedere ai fondi europei per sistemare le tante problematiche".

Un appello al nuovo sindaco? "Che riporti i colori ai giovani del Parco Verde. La gente non ha più speranza qui, non ci crede più. Il Parco sono sette quartieri, siamo seimila abitanti. Noi viviamo di speranza, l’unica nostra forza, ma ora ci vogliono i fatti. Ci vuole la bellezza. Qui i colori non ci sono. L’adolescente ha bisogno dei colori, e senza colori un giovane non vive".

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