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Calcio, Giovanni Malagò: "La tessera del tifoso ha fatto il suo tempo"

13 febbraio 2014 | 16.40
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Calcio, Giovanni Malagò:

"Sì, penso che la tessera del tifoso abbia fatto il suo tempo. Negli ultimi anni, salvo una leggera, recente inversione di tendenza, c'è stato un sensibile decremento delle presenze negli stadi. Occorre rivisitare completamente i rapporti tra il calcio e i tifosi. Servono stadi nuovi e regole nuove". Lo afferma il presidente del Coni, Giovanni Malagò in un'intervista nel numero di febbraio del mensile 'Polizia Moderna', la rivista ufficiale della Polizia di Stato, rispondendo alla domanda sulle norme che regolano la tessera del tifoso, su come vadano aggiornate e in che direzione. "Le forze dell'ordine devono essere in condizione di agire nell'immediato, dentro lo stesso impianto, come avviene appunto in Inghilterra. Con le nuove strutture, attraverso un sistema avanzato di controllo tecnologico, si possono identificare gli autori di atti violenti, che vengono poi trasferiti in un luogo all'interno dello stadio dove vengono trattenuti in attesa del processo per direttissima, che si celebra entro due giorni dall'accaduto -aggiunge Malagò-. E, in caso di conferma delle accuse, scatta la condanna per due anni, l'automatico divieto di accesso agli impianti e la perdita del posto di lavoro. Credo che questa possa rappresentare un'ipotesi da approfondire, evitando di generalizzare penalizzando solo i veri appassionati".

Per Giancarlo Abete, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ''il problema non è 'tessera sì' o 'tessera no', ma semplificare gli accessi allo stadio''. Il rischio, ha avvertito Abete, è che ''per colpa di qualcuno, la tifoseria corretta paghi un prezzo troppo alto''. ''Non esiste una norma perfetta -ha ricordato il presidente della Figc- perciò bisogna sempre migliorare i comportamenti, e in questo percorso il ruolo della task force delle forze dell'ordine si rivela fondamentale. C'è tanto da fare, purché si mantenga una dimensione positiva''. ''Soprattutto dobbiamo dire no a ideologie nel calcio: bisogna tenere aperta la dimensione del dialogo, non escludendo alcuna tifoseria. E insieme a questo -ha concluso Abete- tenere la barra dritta sulla sicurezza.

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