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Mediapro, il colosso spagnolo che vuole cambiare il calcio italiano

26 febbraio 2018 | 20.18
LETTURA: 4 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Presenza globale, uffici in 40 città in quattro continenti, 5100 professionisti, 58 studi, più di 150 centri di post-produzione, quattro canali per il mercato spagnolo, più di 3500 eventi sportivi prodotti a stagione, ma anche produzioni cinematografiche. Questi sono solo alcuni dei numeri del colosso audiovisivo spagnolo Mediapro che ha acquisito, per oltre un miliardo di euro, i diritti televisivi della Serie A.

Un campionato che ha un valore molto più alto di quello che è stato pagato fino ad oggi e anche più di quello che la stessa Mediapro ha sborsato. Ne sono conviti i vertici della società spagnola, certi di aver realizzato un buon affare, vincendo con un miliardo e 50 milioni il bando per rivendere i diritti tv come intermediario indipendente per il 2018-21. Anche se restano convinti che la soluzione più redditizia sia il canale tematico.

“Cercheremo di far capire ai club italiani l'importanza di avere un canale. Il calcio italiano ha un grande valore, l’Italia ha molte squadre storiche, ha una popolazione più numerosa di quella spagnola e ha più abbonati pay. Inoltre può contare su una forza molto importante delle squadre storiche come Juve, Milan, Roma, Inter, Napoli... che oggi è primo in classifica. Il mio primo approccio con il calcio italiano è stato proprio con il Napoli di Maradona” ha spiegato a Barcellona il presidente di Mediapro Jaume Roures e uno dei fondatori della società, Tatxo Benet.

“La Spagna ha il ‘Clasico’, che è una locomotiva per il calcio iberico, a ma voi avete tre o quattro locomotive. La Lega Serie A ha una competizione di alto livello. Il clasico ha una ripercussione internazionale ma si può costruire questo quando hai tanti elementi. Noi possiamo dare quello che possiamo ma i protagonisti sono i club e la Lega. I grandi club pensano che se c'è una Lega forte possono guadagnare di più non solo dalle televisioni. La forza della Premier non sono solo TV ma gli sponsor, gli stadi e tanto altro”, ha aggiunto Roures che insieme a Benet ha raccontato la loro realtà attraversando studi televisivi e cabine regia nel palazzo sulla Diagonal di Barcellona. Un migliaio di dipendenti e una redazione integrata di 100 giornalisti che realizza telecronache, servizi e statistiche per LigaTv, Gol e beIN Sports. "Vorremmo una struttura cosi' per la Serie A", racconta Benet.

Quello che vuole creare Mediapro con la Serie A è un prodotto riconoscibile in tutto il mondo, con standard elevati di ogni tipo, non solo per la ripresa con 20 telecamere per i match più importanti, la spidercam o le camere per il 360*, ma anche un prato uguale su tutti i campi, stadi pieni di pubblico e pubblicità uniforme.

“Crediamo che il modello spagnolo sia il migliore. È molto importante unificare la produzione per avere qualità e stile. Bisogna riuscire a capire, a percepire subito che è una partita della serie A -ha aggiunto Benet-. Quando nel mondo si guarda una gara della Liga spagnola si capisce subito e non importa quale squadra giochi. La Liga è un prodotto e ogni cosa fa parte del tutto. L’Importante è avere uno standard elevato e una caratterizzazione, per la percezione dello spettatore: erba dello stesso colore negli stadi, pettinata nello stesso modo, pubblicità in un certo modo, pubblico. È una esperienza e un consiglio che diamo”.

Come portare avanti questo business lo spiega poi Roures. “In Spagna prima i diritti erano dei club. Noi diamo una prospettiva. Prima con le pay-tv si pagava 12 euro per una partita ora con 12 puoi vedere prima e seconda divisione. Se si elimina la violenza allo stadio tornano le famiglie e i bambini sono i tifosi del futuro. L'obbiettivo è ampliare la base”. Alle cui parole si aggiungono quelle di Benet. “Il nostro obiettivo è sempre stato di coinvolgere più operatori su più piattaforme. Più piattaforme significa più spettatori e il prezzo può essere più basso. La TV nel mondo è ogni anno più diversificata”.

Mediapro inoltre potrebbe ampliare la propria offerta anche con la Serie B. “Siamo interessati ma prima devono fare un bando appena chiara la risposta dell’Antitrust. In Spagna abbiamo i diritti della prima e seconda divisione”, ha spiegato Benet, mentre Roures ha parlato anche di Javier Tebas che poteva arrivare a fare l’ad della Serie A. “Sono due percorsi differenti. Capisco che dal punto di vista italiano poteva essere un problema. Il lavoro di Tebas non solo sui diritti TV è stato apprezzato e l'Assemblea della Liga ha riconosciuto il suo lavoro”.

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