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Jobs Act: Calderone, inserire congedo parentale in dinamiche aziendali

10 novembre 2015 | 11.03
LETTURA: 3 minuti

La presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro commenta il decreto legislativo 80/2015, attuativo del Jobs Act, sulle misure per la conciliazione dei tempi di cura, vita e lavoro, che rinnova la disciplina relativa al congedo di maternità e parentale per renderne più flessibile l’utilizzo, analizzato anche in un approfondimenti della Fondazione Studi

Jobs Act: Calderone, inserire congedo parentale in dinamiche aziendali

"Lo spirito della norma è sicuramente quello di privilegiare la tutela dei genitori, ma su questi temi ci facciamo prendere a volte da opposte convinzioni ideologiche. Nessuno vuole negare la conquista che hanno raggiunto adesso le famiglie, ovvero più tempo da dedicare ai figli e la possibilità di scegliere a chi farlo fare. Questa possibilità deve essere, però, inserita all’interno delle dinamiche aziendali per proteggerle. Perché se un’impresa è in difficoltà non riuscirà poi a garantire le retribuzioni dei dipendenti e la prosecuzione delle attività". Così Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, in un'intervista a 'Italia Oggi', commenta il decreto legislativo 80/2015, attuativo del Jobs Act, sulle misure per la conciliazione dei tempi di cura, vita e lavoro, che rinnova la disciplina relativa al congedo di maternità e parentale per renderne più flessibile l’utilizzo.

"Il congedo parentale, a mio avviso, deve essere utilizzato in favore del genitore - sostiene Marina Calderone - che in quel momento ha maggiore difficoltà. Se la madre ha un contratto di lavoro precario, sarà il padre a chiedere il congedo perché magari il suo posto di lavoro ha più garanzie".

"Credo che molto si debba fare per attuare quelle parti della norma che danno alla contrattazione collettiva la possibilità di facilitare l’utilizzo di questo diritto, connaturandolo alle esigenze delle imprese. La norma prevede un preavviso di due giorni, ma nulla vieta al contratto collettivo nazionale o aziendale di prevedere un ulteriore termine. Anche perché sostituire un lavoratore all’ultimo minuto può voler dire dover avviare forme di sostituzione anche ulteriori rispetto ai contratti a termine. Vedremo, quindi, come saranno applicate realmente queste tutele", conclude.

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