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Lavoro: Calderone, Jobs Act utile, attenzione a decreti attuativi

30 settembre 2014 | 10.25
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Per la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, però, il lavoro non si crea per decreto.

Marina Calderone
Marina Calderone

"Serve sicuramente una riforma fatta di regole semplici e certe. Il Jobs Act finora si è mosso in direzione della flessibilità, quanto mai necessaria in un momento di grande incertezza per le aziende, ma certamente non risolutiva dei problemi occupazionali del Paese. Parlare di riforma del lavoro oggi vuol dire pensare a un nuovo assetto del mercato del lavoro, partendo innanzitutto dal rinnovo delle tipologie contrattuali e dei servizi per l' impiego per poi passare alla semplificazione degli adempimenti e degli oneri burocratici che attanagliano le imprese". Così, intervistata da 'Italia Oggi, la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone.

Per Calderone, sulla legge delega "è necessario che i decreti rendano effettivi i principi della legge delega, rendendo applicabili gli stessi con norme semplici e chiare". "Per questo - spiega - il confronto coi tecnici prima dell'attuazione del decreto resta fondamentale per poter porre l'accento sulle modifiche strutturali da compiere su contratti e servizi per l'impiego. E quando avremo una vera semplificazione, potremo liberarci dagli adempimenti inutili e dedicare le nostre energie agli aspetti qualificanti del nostro lavoro quali la valorizzazione delle risorse umane d'impresa".

Per Calderone, "anche le migliori regole non riescano a portare nuova occupazione, mentre invece le pessime regole possano peggiorare la situazione esistente". "Sicuramente il lavoro non si crea per decreto, tanto meno per legge delega. Ma bisogna intervenire sulla causa e non sugli effetti della crisi economica e di liquidità che ha colpito le nostre Pmi. Queste, infatti, restano in attesa di interventi profondi che creino nuove condizioni di sviluppo, che facciano ripartire la produzione e, di conseguenza, nuovi posti di lavoro", dice.

Secondo la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, "quando si parla di semplificazione non bisogna seguire la deriva creatasi con la legge Fornero, caratterizzato da troppe semplificazioni contrattuali ma senza seguire un assetto organico". "Alle imprese - avverte - risulta ancora difficile, ad esempio, fare un contratto di apprendistato, perché devono scegliere fra tre tipologie e poi fare i conti con le diverse normative regionali. Se invece si riconduce l'apprendistato al contratto che favorisce il collegamento tra il mondo dell'istruzione e il mondo del lavoro, rendendo il professionalizzante un contratto di inserimento con linee guida unitarie in tutte le regioni italiane, sicuramente si va nella direzione di tutelare le esigenze delle aziende e dei giovani".

E sull'eliminazione dei contratti precari, sottolinea, "è indispensabile fare un passo avanti nei confronti dei titolari di partite Iva, eliminando tutti quei vincoli ora previsti". "Così come si potrebbero rilanciare le associazioni in partecipazione, creando nuovi presupposti per l'utilizzo di questo istituto. Il concetto dominante deve essere sempre quello di incentivare il lavoro, semplificando gli oneri ed eliminando i vincoli inutili", aggiunge,.

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