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Caltagirone: "Capitalismo familiare è nodo passaggio tra generazioni"

27 maggio 2023 | 11.29
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"C'è bisogno di guardare alle nostre norme successorie"

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Il capitalismo familiare "è una peculiarità del nostro Paese" caratterizzato da "un senso della famiglia fortissimo" e dall'obiettivo della "continuità, che però in una certa misura impedisce l'aggregazione" tra imprese sul modello di quelle che in Usa hanno dato vita a giganti come la Ford. E' la riflessione che arriva dal presidente del gruppo Caltagirone Francesco Gaetano Caltagirone, intervenuto ieri al Festival dell'economia di Trento al panel dedicato a 'Capitalismo familiare, internazionalizzazione e ruolo delle banche' con la presenza del presidente di Intesa-San Paolo Gian Maria Gros Pietro.

Vantaggio di questo modello in un momento in cui "il mondo cambia più rapidamente del solito e vediamo che i grossi complessi faticano ad aggregarsi" è che "l'imprenditore familiare si adegua con enorme rapidità e qua - prosegue Caltagirone - il problema è il passaggio da una generazione all'altra che è il vero problema del nostro capitalismo familiare. Un figlio può essere un imprenditore o un ricco: è la voglia di fare e la cultura che li differenzia. Fare l'imprenditore costa sacrificio e quando non si possiede nulla è una cosa ma se si ha un patrimonio e si decide di sacrificarsi cioè di continuare a fare impresa c'è qualche traguardo che si vuole raggiungere", riflette il presidente del gruppo secondo il quale "è importante che questa società faccio l'applauso a chi si sacrifica e ha successo".

"Il secondo problema è quando c'è una pluralità di eredi che qualche volta impedisce una successione ordinata" spiega ancora Caltagirone ricordando che da Augusto a Settimio Severo gli imperatori romani tranne in pochissimi casi venivano adottati. "La nostra legge di successione dando quote" obbligatorie a ciascuno erede "impedisce questo. L'impresa ha una funzione sociale e una volta rassicurato l'erede con un livello di sicurezza del benessere il resto dovrebbe essere concentrato nelle mani del migliore altrimenti" per guidare l'impresa "tra eredi scelgono spesso il più malleabile". Insomma "c'è bisogno di guardare alle nostre norme successorie". Proprio per il "contenuto sociale" insito nell'azienda bisognerebbe "fare in maniera che la quota disponibile sia ampliata".

"Le offerte molto importanti dei fondi possono diventare un incentivo a cedere la maggioranza dell'azienda ma "la proprietà ha una sua funzione sociale, è quello che ha reso differente il sistema occidentale dal sistema sovietico: il ruolo della proprietà ha permesso di surclassare l'altro sistema che è collassato. Se io tolgo dall'azienda certe decisioni della proprietà allora arriviamo alla società sovietica dove i manager facevano tutto quello che volevano", il monito del presidente del gruppo Caltagirone. "Quando un manager si vuole scegliere l’azionista c’è un problema" avverte.

Occorre guardare con attenzione al ruolo dei fondi nelle società che possono dare luogo a "una inversione tra finanza e produzione", la riflessione. Questo avviene "quando si passa ai fondi che vogliono tirare fuori soldi dalla produzione reale: è la finanza che diventa il punto centrale e non la produzione dei beni. Mentre la finanza come servizio ha una funzione questa è una inversione, io non faccio il profeta ma mi sembra pericoloso".

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