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L.elettorale: l'8 aprile in commissione, liste e premio maggioranza i nodi

31 marzo 2015 | 15.50
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La minoranza Pd prepara gli emendamenti, troppo limitata la scelta per gli elettori e troppi vantaggi in Parlamento per chi vince nell'urna

(Infophoto) - INFOPHOTO
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I gruppi parlamentari scaldano i motori e lavorano agli emendamenti in vista del via, il prossimo 8 aprile, al dibattito sulla legge elettorale in commissione Affari costituzionali della Camera. Un confronto sul quale non può non ripercuotersi l'esito della Direzione del Pd di ieri in cui il segretario-premier Matteo Renzi ha ammonito la minoranza del partito: niente "trucchi e ricatti", si va avanti con il testo varato dal Senato e si chiude la partita entro maggio (l'Italicum è calendarizzato per l'aula il 27 aprile).

Una linea, quella del segretario, respinta dall'opposizione interna che non ha votato il documento finale e che si dice pronta ad affondare la legge alla Camera se non ci saranno le necessarie aperture per correggere quelle che i bersaniani definiscono "evidenti irragionevolezze". Contemporaneamente, la minoranza è ottimista sulla possibilità di evitare uno scontro finale che avrebbe effetti dirompenti sul partito e sulla tenuta del governo.

I nodi da sciogliere, almeno per la minoranza Pd, sono sostanzialmente due: il potere di scelta, troppo limitato, nelle mani degli elettori, determinato dai capilista bloccati, e un premio di maggioranza che rischia di consentire "ad un'esigua minoranza sociale di trasformarsi in una consistente maggioranza parlamentare".

Il testo ricevuto in eredità da Palazzo Madama, che ha visto anche nella Camera alta lo scontro tra maggioranza e minoranza del Pd, prevede una soglia minima di voti per accedere alla Camera fissata al 3%; listini composti da 6-7 nomi, di cui il primo bloccato e gli altri da scegliere con le preferenze, il 40% dei consensi da superare per aggiudicarsi il premio di maggioranza senza andare al ballottaggio.Nel testo della Camera erano previste tre soglie di sbarramento: al 4,5% per i partiti in coalizione, all’8% per quelli non coalizzati, al 12 per le coalizioni. Ora, nell'articolato tornato a Montecitorio, la soglia è una sola, e molto più bassa, al 3%. Il premio di maggioranza, che permette di avere 340 seggi su 630, è assegnato al primo partito e non più alla prima coalizione: per aggiudicarselo occorre il 40% dei voti e non più il 37%), altrimenti si va al ballottaggio. Viene introdotta una data di entrata in vigore, fissata al 1° luglio 2016. I 120 collegi iniziali, in cui ci si candidava in listini bloccati, vengono sostituiti da 100 collegi in cui il primo della lista è bloccato, cioè viene automaticamente eletto se scatta il seggio, mentre gli altri si giocano l’elezione con le preferenze. Se ne possono indicare due, ma di genere diverso, e pure i capilista in ogni regione non possono essere oltre il 60% dello stesso sesso.

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