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Camici Lombardia, 'Dama tentò di vendere pezzi rimasti a clinica varesina'

20 luglio 2020 | 20.22
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È quanto si apprende da fonti investigative: la vendita a prezzo maggiorato - da 6 a 9 euro al capo -, ha poi ricevuto il ‘no’ della struttura

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Dama, la società varesina di cui è titolare Andrea Dini, cognato del governatore lombardo Attilio Fontana e attualmente indagato per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente dalla procura di Milano, tentò senza successo di vendere i 25mila camici per operatori sanitari mai consegnati ad Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a ‘Le Terrazze’, casa di cura privata convenzionata con il sistema sanitario di Cunardo, nel Varesotto. È quanto si apprende da fonti investigative, che hanno ricostruito come il tentativo di piazzare i capi rimasti fermi non sia tuttavia andato a buon fine.

Dama, infatti, dopo aver trasformato la fornitura indirizzata ad Aria da vendita a donazione - una mossa secondo gli inquirenti fatta unicamente perché la stampa aveva iniziato a interessarsi al caso - cercò di rivendere i camici rimanenti (25mila sui 75mila del contratto con la Regione) alla struttura di Cunardo, ma a una cifra maggiorata da 6 euro al capo (il prezzo fatto ad Aria) a 9 euro, ricevendo a quel punto il ‘no’ della clinica, che sperava anzi in una donazione. Attraverso le acquisizioni condotte nei giorni scorsi dal Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza nella sede di Aria e in Regione, gli inquirenti stanno anche cercando di capire se i 50mila camici in teoria consegnati al Pirellone siano effettivamente arrivati tutti a destinazione, in quanto la donazione non si è conclusa. Attualmente il fascicolo vede indagato, con la stessa accusa a carico di Dini, anche il direttore generale dimissionario di Aria, Filippo Bongiovanni, che sarà sentito in procura alla fine di questa settimana.

Nel frattempo l’aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, che stanno coordinando l’indagine, stanno terminando di definire i ruoli e le responsabilità all’interno della vicenda, per capire chi e a che livello fosse consapevole del conflitto di interessi rappresentato dalla fornitura affidata da Aria alla società del cognato del governatore Fontana. Oggi è stato sentito in procura personale della centrale acquisti regionale, in particolare consiglieri di amministrazione e dipendenti dell’ufficio legale.

La casa di cura privata ‘Le Terrazze’ di Cunardo ha effettivamente avuto contatti telefonici con la ditta Dama, ma i contatti si sono limitati alla fase iniziale dell’emergenza coronavirus, quando c’era grande urgenza di dispositivi di protezione individuale e la clinica, avendo saputo della riconversione della Dama, l’aveva chiamata per acquistare dei capi. E'quanto riferiscono all’Adnkronos i vertici della casa di cura, che spiegano come la società di Dini abbia declinato la loro proposta in quanto "aveva già in essere accordi con altri" e "non aveva camici disponibili" per loro. Da quel momento la clinica non ha più avuto contatti con la Dama e ha acquistato i camici da altri fornitori.

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