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Camorra, colpo ai Casalesi: Dia confisca beni per 5 milioni al boss Setola

21 febbraio 2014 | 09.46
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Camorra, colpo ai Casalesi: Dia confisca beni per 5 milioni al boss Setola

La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito un provvedimento di confisca di beni e consistenze economiche per un avalore di cinque milioni di euro emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della Dia Arturo De Felice. I beni confiscati sono riconducibili al boss Giuseppe Setola, anche se intestati apparentemente a suoi familiari e conoscenti.

Setola, arrestato nel gennaio 2009 dopo un periodo di latitanza, condannato a diversi ergastoli, si trova attualmente in regime di carcere duro in base all'art. 41 bis . Lo stesso, già considerato elemento di primo piano del clan dei Casalesi nella fazione capeggiata da Francesco Bidognetti, alias 'Cicciotto 'e mezzanotte', è tristemente noto perché autore di numerosi omicidi che hanno insanguinato il litorale di Castel Volturno e paesi limitrofi, come quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore Domenico, avvenuto il 2 maggio 2008.

Il crimine più efferato di cui Giuseppe Setola è stato protagonista è la strage di Castel Volturno, episodio che ebbe risonanza internazionale per il coinvolgimento di cittadini africani uccisi in modo del tutto casuale. Prima venne ucciso l'esercente di una sala giochi, davanti al suo negozio nella popolosa Baia Verde di Castel Volturno e, poco dopo, sei africani contro i quali vennero esplosi in poco meno di trenta secondi, con almeno sette armi da guerra di modello e calibro diverso ben 125 colpi.

La peculiarità della condotta del ''Gruppo Setola'' indusse la magistratura ad indicare fra le aggravanti contestate agli autori degli omicidi, oltre a quella del metodo mafioso e del fine di agevolare il clan dei Casalesi, anche quella di avere agito con finalità di discriminazione ed odio razziale. La magistratura individuò nel comportamento del gruppo capeggiato da Giuseppe Setola anche la finalità terroristica della strage, poiché l'intento era suscitare paura nella collettività, con l'obiettivo, indiretto, di indebolire la fiducia della cittadinanza nello Stato.

Le indagini patrimoniali eseguite dalla Dia di Napoli, hanno permesso di accertare la presenza di numerosi beni nella disponibilità di Giuseppe Setola e dei parenti, fra cui il fratello, Pasquale, anche attraverso interposte persone. Tali beni sono stati ritenuti dal Tribunale sammaritano di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati sia da Setola sia dai suoi congiunti e dalle persone a lui vicine, giungendo alla conclusione, alla luce anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia Diana Alfonso, Domenico, Bidognetti, Gaetano Vassallo, che gli stessi siano prestanome di Giuseppe Setola.

La decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione Misure di Prevenzione, presieduto da Corinna Forte, si è basata anche sugli accertamenti di natura patrimoniale supportati dalle investigazioni eseguite nella fase delle indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia. Led indagini hanno dimostrato che Giuseppe Setola reimpiegava i proventi di attività criminose in acquisti di beni immobili e di attività commerciali, attribuendo fittiziamente i beni al fratello Pasquale, suo complice in altri gravissimi reati ed illeciti, ad altri familiari e conoscenti per non apparire titolare in proprio e per non correre il rischio di sequestri e di successive confische, cercando di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

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