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Camorra, Dia sequestra patrimonio di 13 milioni ad affiliato a clan dei casalesi

07 aprile 2014 | 10.58
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Camorra, Dia sequestra patrimonio di 13 milioni ad affiliato a clan dei casalesi

La Dia sequestra patrimonio ad un ingegnere affiliato al clan dei casalesi. Il valore dei beni in sequestro è stimato in circa 13 milioni di euro. I beni sottoposti a sequestro, spiega una nota della Dia, sono riconducibili all'ex responsabile dell'Ufficio Tecnico Comunale di Casal di Principe, ingegnere Nicola Di Caterino, amministratore di fatto della Vian srl, coinvolto nelle vicende che ruotano intorno alla realizzazione del centro commerciale ''Il Principe'' in Madonna di Briano frazione del comune di Casal di Principe (Ce) ad opera della società ed alle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale del 27 e 28 maggio 2007.

Il provvedimento scaturisce dalla precedente attività investigativa svolta dalla Dia, denominato ''Il principe e la scheda ballerina'' che si concludeva con l'esecuzione di 57 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione e/o concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio, reimpiego di capitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan ''dei casalesi''.

Tale attività ha svelato gli intrecci del ceto politico di Casal di Principe con l'ala militare e imprenditoriale dal clan ''dei casalesi'', fazione Schiavone e Bidognetti, attraverso l'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini, ostacolando il libero esercizio del voto, procurando vantaggi ai candidati indicati dall'organizzazione in occasione di consultazioni elettorali, anche tramite il condizionamento della composizione degli organismi politici rappresentativi locali, evidenziando enormi interessi economici consistenti l'aggiudicazione di appalti, assunzioni di personale compiacente all'organizzazione, apertura di centri commerciali, attività edilizie con forniture di calcestruzzo.

Nicola Di Caterino, nell'ambito dell'indagine, emergeva come concorrente esterno all'organizzazione camorrista, perché in qualità di imprenditore e faccendiere, forniva un contributo stabile nel settore dell'acquisizione e gestione degli appalti, nonché nelle forniture e, più in generale, nelle attività di reinvestimento del sodalizio. L'indagine svelava come l'operazione relativa alla costruzione del mega centro commerciale aveva goduto del favore di esponenti politici di rilievo locale e nazionale, proprio grazie a Di Caterino che per la realizzazione dello stesso avevano previsto un investimento pari a circa 43 milioni di euro a carico degli imprenditori coinvolti dell'operazione.

L'ingegnere, secondo gli accertamenti coordinati dalla Procura, grazie alle sue ''entrature'' e alla parentela con il Sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, aveva stabilito un valido contatto con il livello politico nazionale e aveva dimostrato in qualità di titolare di fatto dell'intero progetto, che gli interessi diretti nella realizzazione dell'opera erano riconducibili al clan ''dei casalesi''.

Il collegamento con il clan avveniva tramite l'Ing. Nicola Di Caterino ed i cognati Cipriano Cristiano e Luigi Corvino, soggetti formalmente estranei all'operazione, con l'appoggio di esponenti politici locali e nazionali. Cristiano e Corvino, nelle consultazioni del maggio 2007, conseguiva le nomine a sindaco ed a consigliere comunale di Casal di Principe, riportando un'ampia affermazione elettorale alla quale significativamente contribuiva la leva rappresentata dalla promessa di posti di lavoro, apparsa tanto più credibile alla pubblica opinione dal fittizio avvio del cantiere, reso possibile dall'impiego di fondi concessi ad imprenditori frusinati da esponenti della criminalità locale a tassi usurari.

Il solo centro commerciale, spiega la nota della Dia, avrebbe occupato, nelle previsioni, ben 476 unità lavorative, senza considerare che gran parte delle opere edificatorie sarebbero state cedute in sub appalto ad imprenditori locali così come tutte le ulteriori attività di servizio (trasporti, manutenzione, guardiania, etc.) inevitabilmente indotte dal nuovo insediamento commerciale.

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