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Spagna: Greenpeace, chiazza idrocarburi lunga 70 km a largo delle Canarie

20 aprile 2015 | 14.43
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L'organizzazione è riuscita a sorvolare il sito dove il 15 aprile scorso è affondato il peschereccio russo Oleg Nayden. Nelle scorse ore, alcuni esemplari di tartaruga colpiti sono già stati tratti in salvo e portati presso l’Istituto Canario de Ciencias Marinas

Sito al largo delle Canarie dove il 15 aprile è affondato il peschereccio russo (Foto di Greenpeace)
Sito al largo delle Canarie dove il 15 aprile è affondato il peschereccio russo (Foto di Greenpeace)

Circa due giorni fa, poco prima che le autorità spagnole decidessero di chiudere lo spazio aereo nell’area interessata, Greenpeace è riuscita a sorvolare il sito al largo delle Canarie dove il 15 aprile scorso è affondato il peschereccio russo Oleg Naydenov. La ricognizione aerea ha portato al rilevamento di una chiazza di idrocarburi lunga 70 chilometri che si dirige in modo preoccupante verso sud ovest. (Foto)

In particolare verso Capo Verde, arcipelago situato a circa 1.300 chilometri delle Canarie, la cui popolazione dipende in gran parte dalle risorse del mare, dalla pesca al turismo, e dove è presente quella che, per dimensioni, potrebbe essere la terza area al mondo di riproduzione della tartaruga caretta (Caretta caretta).

Nelle scorse ore, alcuni esemplari di tartaruga colpiti dalla fuoriuscita di idrocarburi sono già stati tratti in salvo e portati presso l’Istituto Canario de Ciencias Marinas. "Affondare in alto mare l’Oleg Naydenov è stata una follia", afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. "Il combustibile continua a fuoriuscire, e adesso bisogna rimuovere con urgenza la parte che rimane nel peschereccio a duemila e quattrocento metri di profondità", continua.

Dalle informazioni note a Greenpeace, solo una piccola percentuale del combustibile contenuto nel peschereccio è arrivata in superficie. Le immagini che saranno trasmesse dal ROV (Remotely Operated Vehicle, veicolo filoguidato subacqueo), che dovrebbe essere operativo nell’area da martedì, saranno fondamentali per capire quanto carburante è andato davvero disperso e quanto invece è andato bruciato nel corso dell’incendio scoppiato a bordo mentre l’Oleg Naydenov era a Puerto de la Luz, Gran Canaria.

"Questo incidente conferma l’incapacità che le autorità spagnole dimostrano quando si tratta di dover gestire situazioni di questo tipo. Solo pochi mesi fa, proprio alle Canarie, Repsol ha effettuato trivellazioni, infruttuose, in cerca di petrolio. Se ci fosse stato un incidente che avrebbero fatto? Avrebbero trainato e affondato al largo una piattaforma di migliaia di tonnellate?", conclude Giannì.

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