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Cancro al seno ad alto rischio, farmaco riduce del 25% pericolo ricadute

20 settembre 2020 | 20.33
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Con abemaciclib e terapia endocrina +3,5% di sopravvivenza libera da malattia a 2 anni

(Fotogramma)
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Tagliare di oltre un quarto il rischio di ricadute in pazienti con cancro al seno iniziale ad alto rischio. E' la promessa di abemaciclib, molecola sviluppata e prodotta da Eli Lilly, che in combinazione con la terapia endocrina adiuvante standard (Et) riduce del 25,3% il rischio di recidiva rispetto alla sola Et in pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale ad alto rischio di ricadute, positivo al recettore ormonale (Hr+) e negativo al recettore del fattore di crescita epidermico umano (Her2-). Un "beneficio statisticamente significativo presente in tutti i sottogruppi di pazienti", che corrisponde a "un miglioramento del 3,5% nel tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva (Idfs) a 2 anni".

I dati sono stati presentati oggi al Presidential Symposium del Congresso virtuale 2020 della European Society for Medical Oncology (Esmo), e contemporaneamente pubblicati sul 'Journal of Clinical Oncology'. Sono i risultati di un'analisi ad interim pre-pianificata - spiega una nota - condotta quando nella popolazione totale dello studio erano stati osservati 323 eventi Idfs, di cui 136 nel gruppo trattato con abemaciclib e 187 fra i controlli. L'aggiunta di abemaciclib alla terapia endocrina ha comportato anche una riduzione clinicamente significativa del 28,3% del rischio di ricadute di malattia a distanza (Drfs), ovvero dello sviluppo di malattia metastatica. Il follow-up mediano è stato di circa 15,5 mesi in entrambi i gruppi e la durata mediana del trattamento con abemaciclib di 14 mesi. Al momento dell'analisi, circa il 70% dei pazienti in ciascun gruppo era ancora nel periodo di trattamento previsto di 2 anni. I dati di sicurezza dello studio denominato 'monarchE' sono coerenti con il profilo di tollerabilità noto di abemaciclib, già impiegato in pazienti con carcinoma al seno metastatico, e non sono stati osservati nuovi eventi avversi.

"Questi dati costituiscono una novità decisiva per le persone con un carcinoma mammario in fase iniziale Hr+/Her2- ad alto rischio, pari a circa il 20-30% dei 53.500 casi di tumore al seno che si registrano ogni anno in Italia: potenzialmente si tratta di uno dei più importanti progressi nel trattamento di questa popolazione di pazienti negli ultimi 2 decenni", afferma Valentina Guarneri, professore associato di Oncologia medica presso l'università di Padova-Istituto oncologico veneto (Iov).

"In questi pazienti con un rischio di recidiva elevato - sottolinea l'esperta - abemaciclib, aggiunto alla terapia endocrina adiuvante, ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da ripresa di malattia. L'effetto è infatti molto evidente non solo sulle recidive locali, ma soprattutto su quelle a distanza che sono poi responsabili di malattia metastatica: evitarle implica perciò non soltanto allungare la sopravvivenza, ma soprattutto aumentare la probabilità di guarigione. Questo tipo di analisi sono pianificate fin dall'avvio delle sperimentazioni per monitorarne l'andamento in momenti predefiniti, dopo un certo periodo di tempo o quando si è verificato, come in questo caso, un numero sufficiente di eventi per consentire l'analisi: i dati raccolti sono molto positivi e incoraggiano senz'altro a proseguire".

Lo studio monarchE ha randomizzato 5.637 pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale Hr+/Her2- ad alto rischio in più di 600 centri di 38 Paesi. L'alto rischio è stato definito dalla diffusione ai linfonodi, da un tumore di grandi dimensioni o da un'elevata proliferazione cellulare. I pazienti sono stati trattati per 2 anni o fino a soddisfare i criteri per l'interruzione. Dopo il periodo di trattamento, tutti i pazienti continueranno l'Et per 5-10 anni, come clinicamente indicato.

"I risultati di monarchE sono una buona notizia per chi lotta contro il cancro al seno - commenta ancora Guarneri - Fino al 30% delle persone con carcinoma mammario in fase iniziale Hr+ può avere una recidiva: questi dati sono perciò molto incoraggianti, soprattutto perché lo studio ha incluso uomini e donne sia in pre che in post-menopausa. Inoltre, non sono emerse novità in materia di sicurezza rispetto a quanto noto per abemaciclib. Questi dati indicano che l'impiego del farmaco potrebbe essere allargato ai pazienti ad alto rischio di recidiva con i requisiti identificati dallo studio monarchE".

E' ancora presto per i risultati sulla sopravvivenza globale - si legge nella nota - e monarchE continuerà fino alla data di completamento, stimata per giugno 2027. Al momento dell'analisi ad interim i risultati sull'Idfs sono considerati definitivi, ma tutti i pazienti del monarchE saranno seguiti fino all'analisi primaria e oltre, per valutare la sopravvivenza globale e altri endpoint. Lilly presenterà i dati di monarchE alle autorità regolatorie entro la fine del 2020.

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