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Cancro seno, scoperto un meccanismo di resistenza a farmaci

07 ottobre 2022 | 16.15
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Cancro seno, scoperto un meccanismo di resistenza a farmaci

Scienziati dell’università Cattolica, campus di Roma, insieme a colleghi dell’Iigm Foundation, hanno scoperto come il cancro del seno sviluppa un meccanismo di resistenza alle cure oncologiche che porta alla formazione di staminali tumorali (causa di recidive e metastasi) e hanno anche ideato una strategia terapeutica sperimentale per aggirare o prevenire questa resistenza farmacologica. Lo studio è stato pubblicato su 'Nature Immunology'.

Lo studio è stato coordinato da Antonella Sistigu e Martina Musella del Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale, nella sezione di Patologia generale e Patologia clinica diretta da Ruggero De Maria e Ilio Vitale della Iigm Foundation - Italian Institute for Genomic Medicine (ente strumentale della Fondazione Compagnia di San Paolo), presso l'Istituto di Candiolo, Fpo-Irccs di Candiolo (To). Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Airc e dal ministero della Salute.

"Abbiamo dimostrato attraverso varie e nuove strategie sperimentali (analisi precliniche di caratterizzazione fenotipica, funzionale e di espressione genica) che le cellule tumorali inizialmente sensibili alla chemioterapia, prima di morire rilasciano nel microambiente tumorale una serie di fattori chiamati 'allarmine', che, appunto, allertano e attivano il sistema immunitario del paziente", spiegano Sistigu e Musella. "Tuttavia, paradossalmente - proseguono - alcune di queste allarmine, come gli interferoni di tipo I, possono attivare sulle cellule tumorali ancora vive (quelle sfuggite alla chemio) una riprogrammazione cosiddetta epigenetica che le converte in cellule staminali del cancro, la micidiale riserva del tumore che continua a proliferare e generare altre cellule malate, responsabili ad esempio delle recidive della malattia e delle metastasi".

Le staminali del cancro sono capaci appunto di sfuggire al controllo del sistema immunitario e sono dotate di alto potenziale invasivo e aggressivo. Gli scienziati italiani hanno scoperto che questo meccanismo di resistenza farmacologica si genera per attivazione di una proteina chiamata 'KDM1B', capace di controllare e regolare l’espressione genica. Dopo la scoperta su modelli animali di malattia - spiega Ilio Vitale, “abbiamo quindi cercato in 5 diverse coorti di pazienti (di un gruppo avevamo delle biopsie e le abbiamo analizzate, delle altre 4 coorti abbiamo preso i dati disponibili su database pubblici) se la nostra scoperta fosse valida anche nell'uomo, con risultati positivi". Infine in esperimenti di laboratorio gli scienziati hanno visto che l'inibizione di questo fattore (KDM1B) previene la formazione di staminali tumorali e aumenta l'efficacia della terapia.

"Sulla base di questi risultati - sottolineano i ricercatori - proponiamo una terapia combinata (i chemioterapici e immunoterapici standard insieme al farmaco sperimentale che ferma la proteina KDM1B) per prevenire la formazione e eventualmente bersagliare in maniera efficace questa sottopopolazione di cellule staminali altrimenti resistenti a qualsiasi trattamento”. La prospettiva clinica, dunque, è quella di testare su pazienti la terapia combinata.

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