"L'ospedale San Giacomo è stato chiuso dalle Regione Lazio e abbandonato da 13 anni al suo destino dalle istituzioni. Un degrado che è sotto gli occhi di tutti, soprattutto dei residenti del centro storico. Cornicioni pericolanti, vetri rotti, tetto in rovina, lo storico nosocomio, che un tempo accoglieva i malati, oggi è abitato da topi e gabbiani. Situazione non più sostenibile tanto più che, all'interno dell'ospedale c'è la colonnina della Telecom per accedere alla fibbra. Impossibile entrare, impossibile per molti di noi, avere la connessione web". E' quanto denuncia, anche a nome di molti residenti, Fiorenza D'Alessandro, fondatrice e direttrice artistica dell'Associazione culturale Canova 22, che si trova proprio in via Antonio Canova, nella stessa strada del San Giacomo.
"E’ ormai una spina nel fianco di tutti residenti e negozianti, che chiedono la riapertura dell’Ospedale non avendo un quadro chiaro delle operazioni che si stanno conducendo intorno al riuso di questo importante edificio - spiega ancora Fiorenza D'Alessandro- Citiamo a questo proposito l’interrogazione parlamentare in data 30/01/2019 all’assessora regionale al Bilancio, Alessandra Sartore che annunciava: "con la determina G15035 del 22 novembre 2018 la Giunta regionale ha autorizzato l'inserimento del San Giacomo nel fondo immobiliare 'i3-Regione Lazio' gestito dalla società Invimit. Valore dell'operazione 61 milioni di euro".
"Siamo in piena pandemia - continua - Sono passati 3 anni dalla delibera e l’ospedale rimane in un drammatico deperimento con un rischio per i cittadini. Per non parlare della nostra Associazione che non può svolgere il proprio lavoro e la propria missione perchè senza connessione web. Chiediamo di aprire ai tecnici l'ospedale almeno per risolvere un primo problema di vitale importanza per la nostra associazione e per tutti i residenti".