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Caos procure, Di Matteo: "Anni di degenerazione correntizia"

22 giugno 2019 | 11.35
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"Gruppi di potere si sono annidati anche nella magistratura"

Caos procure, Di Matteo:

"Da molti anni, purtroppo, il tarlo della degenerazione correntizia e di gruppi di potere che si sono annidati, al di là delle correnti, anche nella magistratura e il tarlo di un certo collateralismo con la politica, ha minato il corretto funzionamento della magistratura". E' la denuncia del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Nino Di Matteo, nel corso della presentazione del suo ultimo libro 'Il patto sporco' a Taobuk di Taormina. Conversando con la giornalista Adnkronos Elvira Terranova, il magistrato, che ha rappresentato l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, ha parlato dello scandalo delle toghe al Csm. E dell’intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella al Plenum di ieri.

"Non voglio entrare nello specifico delle singole posizioni - avverte Di Matteo - ma quello che è venuto fuori fotografa un momento particolare, cioè quello di oggi. Ma sono certo che ciò che emerge dalle intercettazioni riguarda un contesto che da molti anni è viziato". E aggiunge: "Ma sono altrettanto convinto di una cosa: che non è solo malcostume. Questo modo illecito di condurre alcune attività, anche all’interno della magistratura, ha riguardato molti momenti degli ultimi anni". Alla fine della presentazione del libro l'ideatrice di Taobuk, Antonella Ferrara, ha consegnato al magistrato il premio 'Taobuk award'.

Secondo il magistrato della Procura nazionale antimafia "i primi a essere mortificati sono i magistrati onesti e coraggiosi che sono fuori da questi contesti e che sono stati penalizzati da questo modo di procedere". "Proprio per questo, secondo me - aggiunge - da questo momento io sono convinto che ci può essere un momento di svolta e di recupero di quel senso di etica e moralità che deve contraddistinguere ogni magistrato e ogni passaggio del Csm". Di Matteo sottolinea di non credere "molto alle leggi che risolvano con una riforma l’accesso Csm". E fa un esempio: "Io non credo al sorteggio". Per il magistrato della trattativa "il problema è un altro: recuperare l’etica e la consapevolezza dell’organo di autogoverno". Perché "il Csm deve difendere i magistrati isolati dagli attacchi esterni che arrivano dalla politica e da attacchi interni". E aggiunge: "Da questo squallido emergere nascerà una svolta positiva. Non è etico che un magistrato senza corrente non possa aspirare a un incarico direttivo...".

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