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Caos procure, Grasso: "Per Associazione forse questo è l’ultimo ballo"

25 maggio 2020 | 11.42
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L'ex presidente del'Anm nell'intervento vergato due giorni fa, alla fine dell’incontro del Cdc dell’Anm

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

 "In questi giorni gli appassionati di basket stanno gustando un documentario televisivo intitolato The Last Dance. Narra dell’ultima stagione, trionfale, giocata dal più grande cestista della storia, Michael Jordan. Quel titolo mi è venuto in mente alla fine di circa otto ore di visione del Comitato direttivo centrale (dell’Anm, ndr), al quale ho assistito sul sito web di Radio Radicale. Solo che è un titolo che, nel caso, non indica nulla di trionfale. Solo tristezza si aggiunge alla ricorrente tristezza di questo 23 maggio. Il Cdc, per quel che ho compreso, oggi ha deciso all’unanimità che alle prossime elezioni useremo la votazione telematica. Bene. Poi è iniziato lo sbranamento reciproco degli attuali componenti della giunta esecutiva centrale".

Comincia così l’intervento vergato due giorni fa, alla fine dell’incontro del Cdc dell’Anm, e pubblicato oggi su La Verità, dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Pasquale Grasso, costretto a dimettersi l’anno scorso da quella carica subito dopo la deflagrazione dell’inchiesta di Perugia su Luca Palamara, ex consigliere del Csm e pm romano ora sospeso.

"Gli eletti di Area – prosegue Grasso – hanno accusato di tradimento il segretario generale Caputo, per aver mandato sulle mailing list il comunicato di Unità per la Costituzione (di presa di distanza dalla Gec) praticamente nel corso di una riunione di Gec (Giunta esecutiva centrale dell’Anm, ndr) e senza avvisarli. Luisa Savoia (Area) ha chiesto conto ad Angelo Renna (Upc) delle intercettazioni in cui l’avrebbe definita come una candidata a posto semidirettivo "da fottere". Renna ha chiesto scusa, formulato una difesa un po’ traballante, e si è dimesso dalla Gec, di cui era al momento componente. Tedesco (Area), nel dichiarare la propria amicizia e stima per Renna, ha detto che non era sufficiente, che Renna doveva andarsene proprio dal Cdc. E Renna si è così dimesso dal Cdc".

Si "è poi sviluppato il dibattito – aggiunge Grasso – sulla richiesta di Magistratura indipendente di anticipazione delle elezioni del Cdc; richiesta motivata dal coinvolgimento di troppi componenti del Cdc nelle intercettazioni, non irreprensibili, diffuse in questi giorni; richiesta agevolata dall’agile mezzo telematico, adottato per le votazioni prossime. Il dibattito ha permesso di delineare, mi pare di poter affermare, le seguenti posizioni politiche. Mi rivendica il proprio coerente atteggiamento di rifiuto di reazioni "da Stato etico" anche rispetto ai fatti emersi dalle recenti intercettazioni, chiedendo non processi di piazza ma coerenza di reazione e un’espressa presa di posizione, critica, da parte del Cdc; il tutto senza negare il disvalore di quanto emerso lo scorso anno".

Quanto ad Area, evidenzia ancora Grasso, "ancora una volta ha attaccato Mi per non aver preso posizione contro Cosimo Ferri, e ha affermato sussistere una netta differenza tra i fatti dello scorso anno e quelli attualmente conosciuti: da un lato un tentativo di eterodirezione della magistratura, dall’altro un semplice aspetto di degenerazione del correntismo. Autonomia e indipendenza ha rivendicato la propria esigenza di far conoscere i propri candidati con una campagna elettorale di adeguata lunghezza. Upc ha rivendicato…qualcosa, non ho capito molto bene. A questo punto, con scarsa coerenza rispetto alle intenzioni, la maggioranza (voto compatto di Upc, "stampellata" da AeI, con l’astensione di Area) ha respinto la richiesta di anticipazione del voto a luglio. Si voterà a ottobre, Covid permettendo. Tutto concluso? No, colpo di scena".

I "componenti di Area – prosegue Grasso -, dopo aver contribuito con il proprio voto a mantenere a distanza le elezioni, dichiarano di uscire dalla Gec. Alla domanda "è crisi di giunta?", il loro esponente risponde "assolutamente no; subentrino componenti di Upc e AeI, esistono giunte con sostegno esterno". Immediata la reazione di Upc: "Noi ci siamo dimessi con il comunicato della nostra segreteria, di questa mattina; anzi, ci dimettiamo ora; anzi, potremmo formalizzare le dimissioni dalla Gec lunedì. Va bene, comunque non partecipiamo alla Gec". Mentre ancora non si era capito se il presidente Poniz si fosse dimesso, visto che aveva dichiarato di astenersi dalla votazione sulla data delle elezioni in virtù della propria posizione di presidente, i componenti di AeI risolutamente affermavano la propria intenzione di rimanere in Gec, con l’unico loro componente già presente. Sull’integrazione non si pronunciavano, forse considerando il fatto che la Gec dovrebbe essere formata da nove componenti e loro in tutto sono sei".

Subito dopo Grasso aggiunge: "Finalmente, a specifica domanda di Cilenti, Poniz dichiarava di essere "ovviamente dimissionario". Non so dire se ciò significhi che si sia già dimesso o che si dimetterà "meglio" nel prosieguo del Cdc. Eh sì, perché il Cdc si è concluso con un accordo di prosecuzione per il prossimo lunedì (oggi, ndr), per valutare come gestire la crisi e "perché la notte porta consiglio". Il tutto mentre i componenti di Area dichiaravano di essere ormai disinteressati a qualsiasi accordo di partecipazione alla Gec, neppure al limitato fine di traghettare questa Anm alle elezioni. Non ho capito, invece, la posizione di Ucp". Conclusa la sua cronaca, Grasso passa a quello che definisce, "qualche commento a spot".

"Qual è il senso di rinviare le elezioni a ottobre e poi non voler partecipare all’organo che organizza e gestisce, tra l’altro, le elezioni? Dov’è finito il tante volte sbandierato interesse per la "casa comune" dei magistrati? Non si intende neppure partecipare all’organizzazione delle elezioni; davvero una Anm 2.0 in cui ciascuno dei gruppi pensa al proprio tornaconto elettorale e se ne infischia del pessimo spettacolo fornito ai magistrati e all’esterno. Perché la degenerazione correntizia non merita alcuna, neppure indiretta, presa di posizione dell’Anm? Ieri una condanna immediata sulla base di articoli di giornale, senza se e senza ma; oggi un tiepido e asettico rinvio ai probiviri, a quando non si sa". Insomma, conclude Grasso, "una balletto un po’ peloso e molto accorto, privo di qualsiasi eleganza. Un balletto che rischia davvero di essere stato The Last Dance…ma in senso del tutto opposto rispetto al trionfo di cui dicevo in principio: un ultimo ballo, preludio della sparizione dell’Anm? Speriamo di no".  

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