di Sergio Amici
Retorica ambientalista, slogan e incapacità di assumersi le proprie responsabilità. L'ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda descrive così "il filo rosso" che lega il comportamento del Movimento 5 stelle, dopo il sì alle trivellazioni nel Mar Ionio nonostante lo stop annunciato in campagna elettorale. "E' esattamente la stessa cosa -sottolinea Calenda all'Adnkronos - avvenuta nelle vicende Ilva e Tap. Ciò che risulta grave, soprattutto, è l'incapcità di assumersi le proprie responsabilità quando ci si accorge di non poter mantenere le promesse della campagna elettorale. E' legittimo cambiare idea, ma poi non si può scaricare la colpa sui governi precedenti, buttandola in caciara".
Calenda poi si sofferma sul merito e sulle conseguenze negative legate a un eventuale stop alle trivellazioni: "è chiaro che se si invertono legittime decisioni amministrative, poi occorre pagarne le conseguenze tecnico-giuridiche ed economiche, ma partiti e persone serie prima di avanzare promesse in campagna elettorale debbono compiere le necessarie verifiche".
Ma nel mirino dell'ex ministro finisce anche "la solita retorica ambientalista del Movimento 5 stelle. Il gas infatti è una grande energia di transizione per raggiungere gli obiettivi previsti da Cop 21 e consente di eliminare il carbone nella produzione di energia elettrica entro il 2025, come previsto dal Piano energetico nazionale. Ma questo è il governo degli slogan a cui non interessano il confronto e il ragionamento".