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Tv: Caprarica lascia Agon Channel, non si può lavorare così

16 dicembre 2014 | 13.45
LETTURA: 6 minuti

A due settimane dall'inizio delle trasmissioni del canale, il direttore delle news lascia l'emittente che produce a Tirana ma trasmette in Italia, sul canale 33 del digitale terrestre, dall'inizio di dicembre. La replica dell'editore Francesco Becchetti: "Caprarica è rimasto alla tv del passato e degli sprechi" La redazione al direttore dimissionario: "Respingiamo il tentativo denigratorio. Ed abbiamo telefoni e salette di montaggio". I parlamentari del Pd Michele Anzaldi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno chiedono che l'Ordine dei Giornalisti verifichi le condizioni di lavoro nell'emittente televisiva

Caprarica alla presentazione del canale
Caprarica alla presentazione del canale

A due settimane dall'inizio delle trasmissioni di Agon Channel, il direttore delle news Antonio Caprarica lascia il canale che viene prodotto a Tirana ma trasmette in Italia, sul canale 33 del digitale terrestre, dall'inizio di dicembre. "Mi sono dimesso per giusta causa, per la mancanza assoluta delle strutture e del personale minimi per mandare in onda e confezionare un tg. Se questa è la tv del futuro, io non intendo starci", spiega Caprarica all'Adnkronos. "Mi hanno promesso sul contratto una struttura rispondente agli standard internazionali e mi sono ritrovato a montare i servizi nei container, con una redazione di nove persone che doveva realizzare tutti i tg, due ore di programma del mattino e un'ora di approfondimento serale. Più che la tv del futuro è la tv delle repliche", sottolinea il giornalista.

Caprarica ha ritirato così con effetto immediato la sua firma come direttore delle news e degli approfondimenti di Agon Channel Italia.

"Ho fatto l'impossibile -dice- per assicurare la messa in onda del telegiornale Agon News -ben 10 edizioni al giorno- del programma mattutino 'I Primi', 8,00-10,25 ogni giorno, e degli approfondimenti quotidiani di 'Times Square', cinque appuntamenti settimanali in seconda serata, tre condotti da me: il tutto con nove redattori. E basta. Non un producer, un autore, nemmeno una segretaria di redazione. E un solo apparecchio telefonico per tutti ma non una stampante... Un autentico miracolo che non è più possibile sostenere, nemmeno continuando a strizzare i collaboratori come si è fatto fin qui. Alle mie proteste l'editore Becchetti ha risposto di 'non credere in principio che chi lavora 12 ore al giorno debba necessariamente stare male'".

"Tanta fatica -prosegue Caprarica- risulta comunque sprecata in mezzo a una programmazione di canale che, in mancanza di 'magazzino', offre solo repliche dopo repliche - perfino della festa di lancio del 25 novembre... - come i rari spettatori di Agon Channel Italia hanno potuto tristemente verificare".

"Gli studi di 'livello hollywoodiano' vantati dall'editore a colleghi che non ci hanno mai messo piede -aggiunge Caprarica- sono solo uno specchietto per le allodole, utilizzato per inserzionisti ingenui. Bastano pochi esempi: le salette di montaggio del tg sono allestite in container nemmeno insonorizzati, così quando piove, causa ticchettio delle gocce, per incidere le voci bisogna farsi 'ospitare' nelle salette del canale albanese, all'interno del capannone, ovviamente se disponibili. Il TG non ha uno studio, solo 'virtuale', non dispone di una sola troupe, e va chiuso e registrato (!!!) almeno un'ora e un quarto prima per essere trasmesso a Roma, e da lì mandato in onda: spesso con notizie ormai superate. Gli unici materiali filmati sono quelli di agenzia o di youtube . In più, gli scarsi redattori vengono costantemente 'sequestrati' dall'editore, a scapito delle news , per essere usati in 'talent' concepiti da un giorno all'altro a scopo di puro riempimento del palinsesto".

"Ho più volte rappresentato la situazione a Becchetti senza alcun risultato. In queste condizioni, la mia storia e dignità professionale, e soprattutto i doveri di onestà verso il pubblico, mi impongono di ritirare la mia firma e lasciare Agon Channel, riservandomi ogni azione a tutela della mia immagine", conclude Caprarica.

La replica dell'editore di Agon Channel, Francesco Becchetti, non si fa attendere: l'imprenditore prende atto "con stupore e sconcerto" delle dimissioni di Antonio Caprarica da direttore delle news del canale. E commenta: "Trovo le dichiarazioni del dottor Caprarica assolutamente inaccettabili e gratuite e la sua decisione illegittima, se non anche strumentale", dichiara Francesco Becchetti.

"Non corrisponde al vero che la struttura organizzativa e il personale della redazione giornalistica messi a disposizione del dottor Caprarica siano inadeguati. Sin dall'inizio del rapporto, il dottor Caprarica ha condiviso l'idoneità delle strutture e la qualifica del personale necessari all'espletamento del suo incarico nella fondamentale e delicata fase di start up di Agon Channel. Come editore, ho sempre manifestato la mia disponibilità a discutere eventuali proposte di integrazione delle risorse. Ma ribadisco che quanto riferito dal dottor Caprarica non corrisponde in alcun modo alla reale situazione lavorativa della redazione di Agon news. Le affermazioni che il dottor Caprarica mi attribuisce, totalmente avulse dal contesto, non corrispondono al mio pensiero e sono pretestuosamente collegate all’inaspettata e illegittima decisione assunta dal giornalista".

"Evidentemente, il dottor Caprarica non ha saputo calarsi nel modello di business di Agon Channel, che punta alla qualità coniugata con l'efficienza. Questa è per noi, oggi, la TV del futuro; forse il dottor Caprarica è rimasto alla TV delle spese fuori controllo e del passato", conclude Becchetti.

Sulla vicenda intervengono poi i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno, secondo i quali "sarebbe opportuno che l’Ordine dei giornalisti e gli organi competenti avviassero verifiche sulle condizioni di lavoro presso l’emittente Agon Channel. Si parla di organici ridotti, costretti a lavorare in container in Albania, senza le minime condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro. Se fosse vero, saremmo di fronte al primo vantaggio discutibile della delocalizzazione di una testata giornalistica all’estero. Ci troveremmo di fronte, quindi, ad una operazione che danneggerebbe innanzitutto chi le regole le rispetta. Nei giorni scorsi il Pd - concludono i parlamentari - aveva già sollecitato Agcom e Mise a verificare la regolarità dell’acquisizione delle autorizzazioni da parte della nuova emittente e il rispetto delle normative. Probabilmente è opportuno che ora vengano coinvolti anche gli altri organi preposti, dall’Ordine dei giornalisti agli ispettori del lavoro".

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