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Carabiniere ucciso in Congo, vescovo Latina: "Famiglia distrutta"

22 febbraio 2021 | 17.31
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Monsignor Crociata ha chiamato i parenti di Vittorio Iacovacci

Carabiniere ucciso in Congo, vescovo Latina:

Il vescovo di Latina, mons. Mariano Crociata, ha chiamato la famiglia di Vittorio Iacovacci, il carabiniere trentenne ucciso in Congo insieme all’ambasciatore Attanasio. "La famiglia è distrutta, sono straziati per la perdita del figlio. Ora - spiega all’Adnkronos il vescovo Crociata - attendono di sapere come sono andati i fatti e quando potere accogliere le spoglie del figlio. C’è da sperare che le cose non siano troppo difficili e che quindi possano essere date anche queste consolazioni elementari alla famiglia in breve tempo".

Il presule, al telefono con i famigliari del carabiniere ucciso, ha espresso vicinanza e preghiera: "La speranza cristiana ci sostiene nel superare la prova da attraversare con tutta la lacerazione che porta con se’". Poche parole al telefono, grande e’ lo strazio: "La famiglia e’ distrutta. Il padre anche febbricitante, la madre quasi non ha la forza di parlare. Un fratello di Vittorio - spiega il vescovo- è impegnato in un lavoro di pubblica sicurezza. Nel borgo di Sonnino tutti si sono stretti attorno alla famiglia straziata. Il parroco oggi dirà messa per Vittorio".

Riflette il vescovo di Latina: "E’ un fatto che sconvolge e che porta alla ribalta drammi e situazioni più grandi di noi con giovani che si dedicano volentieri a servizi così delicati -nonostante la consapevolezza del rischio - come la protezione di personale diplomatico in zone così a rischio, e contribuiscono alla vita collettiva in un cammino di pace e poi tutto viene interrotto in una maniera traumatica. La prima cosa che viene da dire è che noi sentiamo come credenti la prossimità, la preghiera per dare un senso di serenità e speranza per chi vede nella fede un futuro più grande. Anche di fronte ad una fine così precoce e tragica".

Oltre al dolore, osserva mons. Mariano Crociata, ci deve essere poi una riflessione di più ampio respiro "quando oltre al dramma di una famiglia, di una comunità che si stringe attorno a chi ha subito una perdita, prendiamo coscienza bruscamente di situazioni drammatiche nel mondo. Ci sono responsabilità: mentre l’Onu e paesi come l’Italia cercano di essere presenti per pacificare, ci sono potenze economiche e politiche che direttamente o indirettamente alimentano divisioni, lacerazioni, terrorismo, guerre che non finiscono mai e che vanno a scapito di innocenti che cercando di dare il loro contributo di pace. Urge una coscienza più avvertita, una presa di coscienza".

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