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Carenza immunoglobuline, usate male e non si trovano per chi servono

16 luglio 2022 | 12.06
LETTURA: 4 minuti

La storia di Claudio, con una malattia rara autoimmune incurabile, che è pronto a tutto per avere il farmaco salvavita che rischia di sparire

 (Massimo Procopio/Fotogramma, Milano - 2014-07-07) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate
(Massimo Procopio/Fotogramma, Milano - 2014-07-07) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Ci sono farmaci che possono aiutare tanti pazienti con patologie molto gravi a vivere una vita più dignitosa. Ma se queste stesse terapie iniziano a scarseggiare per i pazienti inizia un tunnel fatto di ansia e paura. E' quello che sta accadendo con le immunoglobuline che da diverso tempo in Italia sono carenti anche se c'è stato un aumento nel loro utilizzo. "I dati attuali relativi alla domanda di medicinali plasmaderivati in Italia attestano, conformemente a quanto osservato a livello internazionale, un incremento nell’uso di immunoglobuline (Ig), che negli ultimi anni continua esponenzialmente a crescere: una recente valutazione condotta dall’Emtm (European and Mediterranean Initiative in Transfusion Medicine) ha riscontrato dal 2004 a oggi un progressivo incremento nell’utilizzo fino al 40%, che comporta un potenziale sbilanciamento tra disponibilità e domanda". A parlare sono l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, e il Centro nazionale sangue (Cns), in un documento di indirizzo sull’uso delle immunoglobuline umane in condizioni di carenza

L'emergenza mondiale del Covid ha peggiorato il quadro. "La pandemia ha inevitabilmente acuito il fenomeno - prosegue il documento - già nell’ultimo decennio, si è assistito a una crescita causata dalla continua approvazione di nuove indicazioni d’uso delle Ig, ma anche dal sempre più esteso utilizzo al di fuori delle indicazioni previste (off-label), non sempre sostenuto da adeguate basi scientifiche, nonché dalla sostanziale incertezza in merito alla durata di trattamento, soprattutto rispetto alle malattie neurologiche che si associano ai disordini immunitari".

A pagarne le conseguenze, come si diceva, sono i pazienti. Claudio Salvitti, 58 anni di Roma, in cura al Centro clinico Nemo del Policlinico Gemelli, dal 2016 convive con la miosite da corpi inclusi, una malattia rarissima autoimmune incurabile. Le immunoglobuline per lui sono fondamentali, "oggi con l'incertezza di non sapere quando farò le infusioni la mia vita sta peggiorando", racconta Salvitti all'Adnkronos Salute. Claudio è stanco per le energie spese nella battaglia quotidiana per far rispettare il suo diritto di cura. "Ho sentito il mio avvocato - aggiunge - per la valutare una richiesta urgente per avere la terapie". Quelle che prende, secondo le tabelle dell'Aifa, saranno carenti fino a fino anno.

"La pandemia e la crisi di donatori di sangue, la forte crescita della domanda, in Italia +20% e quindi anche dei prezzi - nel 2021 si stima in 117mln di euro di spesa per il Ssn - la non autosufficienza dell'Italia che arriva a coprire solo il 70% del fabbisogno e deve importare il resto dagli Usa, leader della produzione di emoderivati - evidenzia il Centro nazionale sangue contattato su questo problema - A cascata si crea poi un problema di carenza, evidenziato anche dall'Aifa. L'estate poi porterà anche ad una maggior riduzione delle donazioni di sangue e questo aggraverà la situazione".

Claudio ha avuto il coraggio di alzare la voce e chiedere una risposta, ma nella sua stessa situazione di sono centinaia di persone nel Lazio, e altrettante in altre Regioni che sono in difficoltà con le immunoglobuline. "Sono molto stanco e arrabbiato ma voglio andare avanti nella mia lotta per avere la cura che mi permette di stare meglio, non mollo", continua Claudio.

Il documento di indirizzo sull’uso delle immunoglobuline umane in condizioni di carenza, richiama "l’attenzione sul fatto che le singole realtà regionali si dotino di piani di gestione delle carenze che prevedano anche forme di controllo locale delle prescrizioni di Ig e un monitoraggio in tempo reale della disponibilità dei diversi prodotti, in modo da allocare al meglio le risorse terapeutiche disponibili. In base alla disponibilità delle immunoglobuline a livello nazionale e regionale - si legge - si propone di adottare diverse specifiche strategie di gestione. Sono inoltre proposti, suddivisi per area terapeutica e condizione patologica, i principali criteri per garantire un utilizzo appropriato e prioritario delle Ig in contesti di carenza". Una bussola c'è ma manca evidentemente chi sappia leggerla.

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