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Carpentieri in 'Piazza degli Eroi', ultima opera di Thomas Bernhard al teatro Argentina

21 gennaio 2022 | 18.58
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I politici, di destra e di sinistra, i giornalisti, i militari, la Chiesa, la magistratura, gli scrittori, il teatro: non si salva praticamente nessuno

Renato Carpentieri in 'Piazza degli Eroi' al teatro Argentina di Roma
Renato Carpentieri in 'Piazza degli Eroi' al teatro Argentina di Roma

I politici, di destra e di sinistra anche se per motivi diversi se non opposti; i giornalisti; i militari; la Chiesa; la magistratura; gli scrittori; il Teatro: non si salva praticamente nessuno. Non si salva l'intera Austria nell'invettiva che sostiene tutta l'impalcatura di 'Piazza degli Eroi', ultima opera di Thomas Bernhard, scritta una decina di mesi prima della sua morte, ora in scena fino al 23 gennaio al teatro Argentina di Roma, con Renato Carpentieri a guidare il folto numero di attori sul palco, diretti da Roberto Andò, tra la scenografia, mutevole nei tre atti riunificati dalle musiche al pianoforte di Vincenzo Pasquariello, disegnata da Gianni Carluccio, nei costumi firmati da Daniela Cernigliaro, per una produzione targata Mercadante di Napoli, Rossetti di Trieste e Teatro della Toscana.

La 'Piazza degli Eroi' evocata dal titolo è la Heldenplatz di Vienna in cui nel 1938 - ovvero mezzo secolo esatto di distanza dal 1988 quando Thomas Bernhard scrisse il suo testo teatrale - Hitler annunciò l'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania del Terzo Reich, con la folla osannante, le cui voci continuano ad essere ascoltate nella mente della signora Schuster appena divenuta vedova dopo il suicidio del marito, un matematico, che si è gettato dalla finestra per un gesto al tempo stesso di rifiuto e di protesta nei confronti di un Paese in cui l'anima nazista non si è mai spenta e, anzi, minaccia seriamente di tornare al potere.

Per il regista Roberto Andò, "è un capolavoro indiscusso. Quando lo scrittore morì, il pubblico che lo aveva amato recepì il messaggio di radicale drammaticità di quest'opera con un'emozione talmente intensa da risultare insopportabile, associandolo all'atto notarile che Bernhard aveva depositato e al testamento in cui, con visionaria provocazione, lo scrittore aveva disposto che nel suo Paese d'origine fosse vietata sia la pubblicazione dei suoi testi sia la loro messinscena. Il clamore suscitato al debutto viennese confermò la sua critica furiosa nei confronti del permanere in Austria di strutture autoritarie e fasciste e il giudizio feroce per la classe politica colpevole di non aver mai veramente tagliato con il passato nazista: è il suo testo più politico".

(di Enzo Bonaiuto)

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