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CasaPound, Di Stefano: "Sgombero è attacco politico"

04 giugno 2020 | 18.35
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Il vicepresidente del movimento: Non ci è stata notificata alcuna richiesta di sequestro, quando arriverà faremo ricorso". Poi aggiunge: "Forse Virginia Raggi in campagna elettorale ha bisogno di recuperare voti a sinistra sul Pd?"

CasaPound, Di Stefano:

"Lo sgombero è un attacco politico strumentale che proviene dalla magistratura di sinistra, dal successore di Palamara che è Albamonte". Lo ha detto il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano, ai giornalisti sotto alla sede di via Napoleone III oggetto di sequestro preventivo. "Non si capisce per quale motivo si dovrebbe ripristinare la legalità a Roma partendo da questo palazzo e non dagli altri cento che sono già in cima a una lista stilata da Questura e Prefettura pochi mesi fa - continua Di Stefano - Nessuno dei palazzi nella lista è stato sgomberato, si dovrebbe cominciare da questo. E qualcuno ci dovrebbe spiegare perché".

"Non ci è stata notificata alcuna richiesta di sequestro, quando arriverà faremo ricorso nelle sedi opportune così come si fa", ha poi aggiunto Di Stefano. "Ci sono a Roma decine di immobili occupati e posti sotto sequestro dove sono ancora le famiglie e che non sono stati sgomberati. C’è una lista lunghissima di sgomberi da fare - sottolinea - Con questa operazione che è un attacco politico si vuole portare Casapound in cima alla lista degli sgomberi da fare".

"Forse Virginia Raggi in campagna elettorale ha bisogno di recuperare voti a sinistra sul Partito democratico?", è la provocazione lanciata dal vicepresidente di Casapound.

"Nel palazzo - prosegue - ci sono una sessantina di persone che se saranno sgomberate non andranno a Ostia. Non sappiamo dove, comunque, perché l’ultima volta che abbiamo difeso le persone che abitavano in una palazzina, quella in via del Colosseo sgomberata, le famiglie sono state mandate in un campeggio e in un campo nomadi. Non so quali strutture ricettive possa offrire il Comune di Roma, nei fatti comunque le rifiutiamo. Non abbiamo intenzione di ascoltare le offerte di Virginia Raggi". "Siamo qui da 16 anni e ovviamente abbiamo intenzione di restare. Se qualcuno ha intenzione di fare questo sgombero vedremo cosa succede quel giorno", sottolinea Di Stefano spiegando: "Abbiamo intenzione di mantenere l’occupazione e il palazzo. Se si vuole trovare una sistemazione, questo è un immobile pubblico, lo si può assegnare tranquillamente alle famiglie che vivono qui dentro".

"Abbiamo 140 sedi affittate in tutta Italia. Il movimento è nato sulle barricate di questa occupazione, è un simbolo. Il calcolo che fa l’erario sul mancato introito non regge. Si calcola una perdita come se ci fossero 18 appartamenti pronti per essere messi sul mercato. Ma non è così, anzi: questo stabile era stato abbandonato, c’erano 18 uffici sgangherati che chi ha occupato ha rimesso a posto facendo la manutenzione per 16 anni. Tutti questi costi l’erario non li calcola. Se l’erario vuole un introito faccia un affitto calmierato alle famiglie che sono qui dentro e ben disposte a pagarlo", sottolinea.

"I social sono pieni di matti, non ci dissociamo perché non siamo associati - dice poi - Chi va in giro a minacciare le persone è un matto conclamato ma non è una questione politica. Le valutazioni deve farle la Questura". "Il sindaco di Roma ha già la scorta e ci auguriamo che mai le vanga torto un capello - continua - Fa il suo lavoro, è in campagna elettorale e ha deciso di iniziarla con questo fuoco d’artificio per distrarre i romani da quello che si vede in giro per la città e il governo le va appresso per distrarre gli italiani dalle proprie inconcludenze".

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