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CasaPound, Facebook ricorre contro riapertura delle pagine

27 dicembre 2019 | 16.51
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Per il colosso social ci sarebbero "prove concrete che sia stata impegnata in odio organizzato". Di Stefano: "Surreale"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Facebook presenta un reclamo contro l'ordinanza del Tribunale di Roma che il 12 dicembre scorso aveva ordinato al social "l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound". La disattivazione della pagina ufficiale di CasaPound da parte di Facebook era avvenuta il 9 settembre scorso.
"Non vogliamo che le persone o i gruppi che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono utilizzino i nostri servizi, non importa di chi si tratti - commenta un portavoce di Facebook -. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose che vieta a coloro che sono impegnati in 'odio organizzato' di utilizzare i nostri servizi. Partiti politici e candidati, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia".

"Ci sono prove concrete - sottolinea il portavoce di Facebook - che CasaPound sia stata impegnata in odio organizzato e che abbia ripetutamente violato le nostre regole. Per questo motivo abbiamo presentato reclamo contro l’ordinanza del Tribunale di Roma".

"Facebook contro l'ordinanza del Tribunale di Roma? Mi sembra assurdo che abbia avuto la pretesa di replicare: un 'privato' non può giudicare nulla, le sentenze le fa la magistratura". Così Simone Di Stefano, uno dei leader di CasaPound, commenta all'Adnkronos il reclamo presentato da Facebook. "Se un'organizzazione politica 'fa dell'odio organizzato', come dicono loro - spiega Di Stefano -, può essere benissimo sciolta dalla magistratura. Esistono delle norme. Non può comunque decidere Facebook ponendosi al di sopra del giudizio della stessa magistratura".

"Mi sembra dunque surreale che dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, Facebook - aggiunge Di Stefano - pretenda ancora una volta di insegnare alla magistratura chi può parlare e chi no. Le motivazioni addotte dal giudice che ha emesso l'ordinanza di riapertura delle pagine social sono chiare. La Costituzione dice che tutti i gruppi o partiti politici hanno la stessa libertà di esprimersi e Facebook essendo uno strumento predominante nel dibattito politico italiano non può decidere quale di questi possa intervenire".

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