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Caso Alpi, desecretati gli atti: “Omicidio forse ordinato dai trafficanti d’armi”

23 maggio 2014 | 18.44
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L’ipotesi era stata avanzata dal Sisde, il servizio segreto interno, già nel maggio 1994, a soli due mesi dall’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La madre della giornalista uccisa: “Si trovino esecutori e mandanti”. Taormina: “Non porterà a svolta nella vicenda”

Caso Alpi, desecretati gli atti: “Omicidio forse ordinato dai trafficanti d’armi”

L’ipotesi della scoperta di un traffico d’armi alla base dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin era stata avanzata dal Sisde, il servizio segreto interno, già nel maggio 1994, a soli due mesi dall’omicidio. E’ quanto emerge dalla declassificazione degli atti, acquisiti dalla Camera nella Commissione d’inchiesta parlamentare sull’omicidio Alpi. “Secondo notizie provenienti dalla Somalia -si legge in un appunto riservato del Sisde datato 31 maggio 1994- la nave della cooperativa italo-somala ‘Somalfish’ sequestrata, a suo tempo, a Bossaso, avrebbe in precedenza trasportato armi di contrabbando per la fazione Ssdf di quella città. Quanto sopra sarebbe emerso nel corso dell’ultimo servizio effettuato dalla giornalista italiana Ilaria Alpi,in quella zona prima di venire uccisa molto probabilmente perché qualcuno avrebbe avvertito i capi dei contrabbandieri’’. Pochi giorni più tardi, l’8 giugno del 1994, il Sisde ribadiva: “Secondo informazioni acquisite in via fiduciaria, nel corso di un servizio giornalistico svolto a Bossaso (Somalia) qualche giorno prima della morte, i due cittadini italiani in oggetto (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ndr) avrebbero raccolto elementi informativi in merito a un trasporto di armi di contrabbando, effettuato dalla motonave ‘21 ottobre’ della cooperativa italo-somala ‘Somalfish’ per conto della fazione somala Ssdf (Somali salvation democratic front)’’. Il duplice omicidio “potrebbe quindi essere stato ordinato dai trafficanti d’armi somali per evitare -rilevava l’intelligence- la divulgazione di di notizie inerenti all’attivita’ criminosa svolta nel Corno d’Africa’’.

In precedenza, il 7 maggio del 1994, l’intelligence riportava, in un appunto riservato successivamente acquisito dalla commissione parlamentare, le “voci in Somalia’’ secondo cui l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sarebbe stata ‘’conseguenza, fra le altre ipotesi, della missione che i due italiani avrebbero effettuato qualche giorno prima della loro morte a Bossaso, città nella quale avrebbero avuto modo di visitare la motonave ‘21 ottobre’’’, sequestrata dai miliziani del Ssdf. “La giornalista -sottolineava la nota del Sisde- avrebbe inoltre, sul posto, raccolto informazioni riguardanti la vicenda del sequestro della nave e della cattiva gestione dei fondi investiti dal governo italiano’’. La situazione ambientale descritta dall’intelligence presenta una Somalia eternamente in preda ai ‘signori della guerra’ e alle “ostilità tra i clan per il predominio sul territorio’’. In un appunto del 23 luglio 1994 si fa riferimento all’attacco armato al contingente Unosom a Mogadiscio nel corso del quale furono uccisi alcuni militari pachistani e sequestrati -e poi rilasciati- quattro ufficiali, tra i quali tre italiani. ‘’Negli ambienti della comunità somala romana -rilevavano i servizi in quella circostanza- non vi è alcun dubbio che l’azione sia stata compiuta da elementi del clan Habarghidir e non da una banda armata qualsiasi’’.

La desecrazione degli atti della Commissione parlamentare è “un passo importantissimo” per Luciana Alpi, madre di Ilaria, giornalista assassinata a Mogadiscio nel 1994. “La mia speranza -dice all’Adnkronos - è che si possano ottenere nuovi elementi per fare definitivamente luce sugli autori dell’omicidio. E non mi riferisco solo agli esecutori materiali, ma anche e soprattutto ai mandanti’’, precisa, giudicando “significativo” che nei documenti desecretati il Sisde abbia parlato già due mesi dopo l’omicidio di un movente, legato alla scoperta del traffico d’armi . “Per questo motivo -conclude Luciana Alpi- voglio pubblicamente ringraziare la presidente della Camera Laura Boldrini, che ha deciso di rendere disponibili i documenti riservati’’.

La desecretazione da parte della Camera degli atti della commissione d’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ‘’non porterà a nuovi risvolti del caso’’. Ne è convinto Carlo Taormina, ex presidente della commissione parlamentare che ha indagato sulla vicenda. “Abbiamo dato fondo a tutte le possibili ipotesi. Si trattò di un agguato - sottolinea all’Adnkronos - fatto da rapinatori e, probabilmente, non ci sarebbe stato se le persone che erano nella Toyota con Ilaria Alpi non avessero reagito’’. ‘’Abbiamo fatto accertamenti -aggiunge- per capire se ci fossero rifiuti tossici o nucleari sulla Bosaso-Garowe, che ci veniva indicata come la strada costruita sopra i rifiuti, abbiamo fatto trapanazioni ma non abbiamo trovato assolutamente nulla. Abbiamo fatto accertamenti sul mercato delle armi e abbiamo scoperto che in Somalia venivano comprate e vendute alla luce del sole, come al supermercato’’. A questo punto l’auspicio di Taormina è “che vengano sfatate molte accuse formulate nei confronti della commissione parlamentare” sul caso di Ilaria Alpi. ‘’Chiesi, a conclusione dell’inchiesta, all’allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, di mettere i documenti a disposizione delle parti, ma disse che c’era un regolamento della Camera che non lo consentiva. Moltissimi di quegli atti li avevo già trasmessi all’attività giudiziaria’’.

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