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Caso camici, GdF sequestra anche cellulare Dini e documenti

29 luglio 2020 | 19.28
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Non solo i 25mila camici parte della fornitura originaria della Dama spa ad Aria e a quest’ultima mai consegnati: ieri sera i finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria, che fino a tarda notte si sono trattenuti a perquisire la sede della società varesina di cui è titolare Andrea Dini, cognato del governatore lombardo Attilio Fontana, hanno sequestrato a fini probatori anche il cellulare dello stesso Dini - presente durante la perquisizione - e la documentazione amministrativa necessaria per tracciare tutte le fasi dell’ordine dei camici, comprese le fatture e le bolle emesse nei confronti della Dama dalle ditte fornitrici del tessuto certificato Ce utilizzato per realizzare gli indumenti e dai laboratori esterni che hanno materialmente confezionato i capi. La vicenda vede indagati dalla procura di Milano per frode nelle pubbliche forniture Dini, Fontana, il direttore generale dimissionario di Aria Filippo Bongiovanni e la responsabile gare della centrale acquisti del Pirellone. Su Bongiovanni e Dini pende anche l’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Per quanto riguarda i 25mila camici sequestrati nella notte, ora momentaneamente stoccati in un magazzino delle Fiamme gialle milanesi, secondo la difesa di Dini la Dama non avrebbe cercato di rivenderli a prezzo maggiorato a una clinica del Varesotto, come invece ricostruito dagli inquirenti. I pezzi mai fatti pervenire ad Aria si trovavano ancora nella sede della società proprio perché erano stati tenuti fermi nell’eventualità che la Regione poi li richiedesse in quanto parte dell’ordine iniziale.

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