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Caso Cucchi, comandante Carabinieri: "Vicenda gravissima, arrivare alla verità"

12 dicembre 2015 | 18.15
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"E’ una vicenda estremamente grave. Grave il fatto che alcuni Carabinieri abbiano potuto perdere il controllo e picchiare una persona arrestata secondo legge per aver commesso un reato, che non l’abbiano poi riferito, che alcuni altri abbiano potuto sapere e non lo abbiano segnalato a chi doveva fare e risulta aver fatto le dovute verifiche, se tutto questo sarà accertato. Grave il fatto che queste cose possano emergere soltanto a partire da oltre sei anni dopo, nonostante un processo penale celebrato in tutti i suoi gradi". E' quanto sottolinea il generale il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, in una dichiarazione sul caso di Stefano Cucchi dopo che ieri la Procura della Repubblica, con un documento di 50 pagine, ha chiesto al gip di disporre lo svolgimento di un incidente probatorio per ricostruire tutti i fatti che hanno preceduto la morte del giovane, avvenuta il 22 ottobre 2009 all'ospedale Pertini di Roma.

"Per questo sono - lo è l’Arma dei Carabinieri, lo sono tutti i Carabinieri - accanto alla Magistratura con forza e convinzione, come sempre, per arrivare fino in fondo alla verità, per poi poter adottare con tempestività, con giustizia trasparente, equanime e rigorosa i dovuti provvedimenti, giacché è gravissimo, inaccettabile per un Carabiniere -aggiunge- rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti".

"Siamo rattristati e commossi - prosegue il comandante generale dell'Arma - dalla triste vicenda umana di Stefano Cucchi, prima e dopo quel 15 ottobre 2009, addolorati delle sue sofferenze, della sua morte, quali che siano le cause che abbiano concorso a determinarla, vicini ai suoi familiari. Lo sono io e lo sono i Carabinieri come tutti, più di tanti. Non può lasciare nessuno indifferente quel suo corpo sottile, quel suo volto tumefatto, che abbiamo visti nelle fotografie post mortem mostrateci, con quei segni profondi delle vicissitudini e delle sofferenze patite".

"Rispetto, perciò, per tutto questo e determinazione nel ricercare la verità, nel perseguire quelli che dovessero risultare responsabili di reati, di condotte censurabili sotto ogni profilo", osserva Del Sette.

L’accertamento delle responsabilità "comporterà, se vi sarà, dolore e amarezza ma nessuna delegittimazione può derivare da notizie e iniziative mediatiche, legittime e comprensibili: non sfugge a nessuno, credo - conclude Del Sette - che decine di migliaia di Carabinieri assolvono quotidianamente, in Italia e apprezzatissimi anche all’estero, la loro missione a tutela della legge e della gente, con professionalità, impegno, abnegazione, rischio continuo per la loro incolumità - come attestato dalle decine di infortunati, contusi e feriti di ogni giorno - e profonda umanità nelle migliaia di servizi, interventi, investigazioni di ogni giorno, nelle decine di migliaia di arresti di ogni anno, dei quali tutti i cittadini possono avere conoscenza grazie ai mezzi di informazione".

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