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Caso Desirée, la mamma: "Con cure obbligatorie sarebbe viva"

15 gennaio 2020 | 21.08
LETTURA: 3 minuti

"Non riesco a capire come i servizi sociali non abbiano potuto fare niente"

(Foto Fotogramma)  - FOTOGRAMMA
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"Se ci fosse stata una legge che obblighi il minore a curarsi anche se non lo vuole, e quindi che permetta ai genitori di decidere, mia figlia sarebbe viva". Lo ha detto a ‘Porta a Porta’ la mamma di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre 2018 in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma.

"Sì" c’è stata una lentezza dei servizi sociali. "Non riesco a capire come questi servizi non abbiano potuto fare niente", ha affermato la mamma della ragazza. "Nel 2017 mi sono accorta che qualcosa non andava, aveva disturbi nel sonno. Credo che facesse uso di hashish. Ho attivato subito i servizi sociali, la sua psicologa ma questo non è servito. Da luglio 2018 mi sono allarmata tantissimo".

"Ho fatto delle denunce sulla situazione alla polizia in cui dicevo che non riuscivo più a gestire mia figlia, per permettere a un giudice di intervenire. Il giudice ha scritto ai servizi sociali quando era troppo tardi".

"Non ho mai visto mia figlia drogata -ha spiegato-. Una volta però ho trovato nel suo zaino una carta argentata, le analisi hanno accertato che c’erano tracce di eroina. Quando ho scoperto della carta argentata ne ho parlato con lei. Lei mi ha detto che all’inizio le avevano offerto una cosa che derivava da un fiore ma che lei non sapeva cosa fosse. Ho portato mia figlia al Sert ma mi hanno detto che se non era volontaria non poteva essere mandata in comunità".

Intanto oggi la terza Corte di assise ha stabilito che il processo sul caso, in corso nell'aula bunker di Rebibbia, proseguirà a porte chiuse. La decisione è stata presa dopo che la Procura ha fatto presente che la vittima era minorenne e che fra i reati contestati agli imputati c’è anche la violenza sessuale. Alla richiesta si sono associate tutte le parti e subito dopo la decisione sono state quindi fatte uscire dall’aula alcune troupe tv presenti.

Alla sbarra ci sono 4 cittadini africani, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Secondo l’aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza, i quattro avrebbero abusato a turno della ragazza dopo averle fatto assumere un mix di droghe che ne hanno provocato la morte. Ad incastrare alcuni di loro ci sarebbero anche tracce dei Dna trovate dagli investigatori sul corpo della ragazza.

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