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Caso Longarini: Min. Infrastrutture contro indennizzo da 1,2 mld, 40mila posti a rischio

18 marzo 2015 | 12.52
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Il dicastero guidato da Lupi ricorre in Cassazione: indennizzo miliardario a ex presidente Ancona calcio è "danno grave e irreparabile". L'esecuzione della sentenza rischierebbe di paralizzare opere pubbliche di rilevante interesse strategico nazionale. Appalti e calcio, le passioni dell'imprenditore. Matteoli: evitare paralisi Ministero

Edoardo Longarini
Edoardo Longarini

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ricorre in Cassazione contro l'indennizzo miliardario richiesto da Edoardo Longarini, ex presidente dell'Ancona calcio proprietario della Ternana calcio, per gli appalti di Ancona che gli sono stati tolti e che lui ha sempre rivendicato. Nel ricorso, in possesso dell'Adnkronos, il ministero lamenta che se venisse sborsata una somma del genere sarebbero a rischio più o meno "quaranta mila posti di lavoro" e si verificherebbe una "paralisi dell'esecuzione di opere pubbliche di rilevante interesse strategico nazionale".

Il ricorso dell'Avvocatura, nel dettaglio, è contro l'esecuzione della sentenza della Corte d'appello di Roma (depositata l'8 luglio 2014) e del lodo arbitrale nel procedimento promosso per la quantificazione dei danni "asseritamente subiti" da Edoardo Longarini, proprietario tra l'altro dell'ex Metro e dell'ex Onmi, che ha chiesto alle Infrastrutture un indennizzo di 1,2 miliardi di euro per gli appalti che lui ha sempre rivendicato.

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tramite l'Avvocatura Generale dello Stato, ha presentato un ricorso in Cassazione (l'udienza non è ancora stata fissata) contro la decisione della Corte d'appello di Roma a favore di Longarini "per la sospensione dell'efficacia esecutiva e dell'esecuzione della sentenza della Corte d'appello di Roma, nonchè dei lodi arbitrali definitivo e non definitivo". In sostanza, il ministero, prima di sborsare l'indennizzo miliardario, chiede alla Cassazione di stabilire se la richiesta di Longarini è "fondata".

Con il ricorso firmato dagli avvocati Stefano Varone e Alessandro De Stefano si lamenta che "dall'esecuzione del lodo e della menzionata sentenza deriva un danno grave e irreparabile per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in quanto l'enorme importo della pronuncia di condanna, da valutare anche alla luce dell'attuale contingenza economica, caratterizzata dalla drastica riduzione delle disponibilità finanziarie di pertinenza del Ministero, rischierebbe di paralizzare l'esecuzione di opere pubbliche di rilevante interesse strategico nazionale, come rappresentato dal ministero, e determinerebbe la perdita di circa 40 mila posti di lavoro".

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