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Caso Loris, la madre cambia versione: "Si è strangolato con le fascette"

17 novembre 2015 | 16.36
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(Infophoto)
(Infophoto)

Un incidente. Il piccolo Loris Stival sarebbe morto per 'auto' strangolamento mentre giocava con le fascette elettriche. In base a quanto si apprende da ambienti investigativi, sarebbe sostanzialmente questa la versione che la madre, Veronica Panarello, accusata dell'omicidio del figlio di 8 anni, trovato morto il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, nel ragusano, avrebbe rilasciato a magistrati e investigatori. Il fatto tragico sarebbe avvenuto dopo che la donna era tornata a casa perché aveva accompagnato a scuola l'altro figlio più piccolo. In preda al panico, dopo aver tentato invano di salvarlo, la giovane madre ha preso il corpo del bambino e lo avrebbe adagiato nel canalone di Mulino Vecchio.

Veronica Panarello oggi ha ripercorso all'interno di una volante della Polizia il tragitto fatto la mattina della morte del piccolo. Il nuovo sopralluogo è stato deciso alla luce delle dichiarazioni rese dalla stessa donna la scorsa settimana quando ammise di non aver portato a scuola suo figlio Loris. Pare che gli inquirenti, insieme alla donna, stiano cercando lo zainetto di colore blu con le stringhe gialle che il bambino aveva con se quella mattina e che non è mai stato ritrovato. Veronica Panarello, dieci giorni fa, ha incontrato il marito, Davide Stival, che avrebbe ammesso, per la prima volta, di non avere accompagnato il bambino a scuola, dicendo di non ricordare nulla e di non averlo ucciso.

Cassazione: "Madre deve rimanere in carcere" - Sussistono "gravi indizi di colpevolezza" nei confronti di Veronica Panarello, e per questo la donna deve rimanere in carcere. Lo ha evidenziato la Cassazione nello spiegare il perché, lo scorso maggio, ha bocciato il ricorso presentato dai legali della Panarello. In particolare, la Prima sezione penale ha spiegato che "la valutazione che il tribunale della libertà ha operato degli elementi posti a fondamento della decisione in esame risulta conforme ai richiamati canoni che presiedono all'apprezzamento dei gravi indizi di colpevolezza".

Nel dettaglio, piazza Cavour ha dato atto che il giudice del Riesame di Catania, lo scorso 3 gennaio, ha dato conto "dei motivi della decisione attraverso un discorso giustificativo fondato su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilità logica e giuridica nell'attribuzione agli elementi del requisito della gravità nel senso della conducenza con elevato grafo di probabilità della responsabilità dell'indagata per l'omicidio del figlio".

Tra questi elementi, la Cassazione ha indicato "gli spostamenti dell'indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere private e pubbliche; il mancato arrivo a scuola del bambino che non era stato visto nè dai compagni, nè dagli insegnanti, nè dai genitori dei compagni, nè dal personale della scuola, mentre l'indagata ha continuato ad affermare di avere accompagnato a scuola Loris, pur avendolo lasciato all'esterno della scuola, senza neppure aspettare che entrasse, diversamente da quanto faceva quotidianamente". Ancora, a sfavore della madre di Loris, il fatto della sua "localizzazione tra le 9,25 e le 9,36 di quella mattina in zona prossima a quella in cui è stato trovato il cadavere, successivamente giustificata con il percorso fatto per buttare l'immondizia, benchè fosse in direzione opposta a quella per Donnafugata, luogo dove la donna si doveva recare".

Tra gli elementi a carico della Panarello, la Suprema Corte ha indicato anche "il ritrovamento a casa dell'indagata di fascette di plastica del tipo di quella utilizzata per stangolare il bambino che la donna aveva giustificato sostenendo che il figlio le aveva portate con sè a scuola quel giorno perchè servivano per fare degli esperimenti in classe, circostanza che, invece, è stata smentita dagli insegnanti".

E ancora, la Cassazione ha indicato "le menzogne dell'indagata nella ricostruzione dei suoi spostamenti, avendo fornito indicazioni non corrispondenti a quanto accertato e dalla stessa successivamente corrette, in particolare, per quel che riguarda il ritorno a casa dopo avere accompagnato i figli a scuola (omettendo il primo rientro a casa) e quanto al percorso fatto per recarsi al castello di Donnafugata per seguire un corso di cucina e a quello effettuato per lasciare il sacchetto della spazzatura".

Tra gli elementi che denotano gli "indizi di colpevolezza", la Cassazione ha segnalato anche la circostanza per la quale Veronica Panarello "non aveva contattato il marito una volta resasi conto della scomparsa del figlio".

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