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Caso Lusi, chiesta condanna a sette anni e mezzo per ex senatore

07 febbraio 2014 | 21.21
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Caso Lusi, chiesta condanna a sette anni e mezzo per ex senatore

Roma, 7 feb. (Adnkronos/Ign) - E' stata chiesta una condanna a 7 e 6 mesi per l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. A sollecitare la condanna e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici è stato il pubblico ministero Stefano Pesci, accusando Lusi di associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero indeterminato di appropriazioni indebite nonché per aver calunniato Francesco Rutelli.

Il pm ha chiesto anche la confisca dei beni sottoposti a sequestro sino alla concorrenza di 25.479.200 euro, cioè quanto sarebbe stato sottratto nel corso della sua attività di tesoriere dalle casse della Margherita.

Per concorso in associazione per delinquere, il pubblico ministero Pesci ha sollecitato la condanna a tre anni di reclusione e all'interdizione per 5 anni del commercialista Mario Montecchia e a due anni e due mesi per l'altro commercialista Giovanni Sebastio. Anche per lui è stata chiesta l'interdizione per 5 anni. Il pm ha chiesto invece l'assoluzione di Diana Ferri, collaboratrice di Lusi, perché il fatto contestato non costituisce reato.

Nel corso della requisitoria, il pm ha ricostruito l'intera vicenda processuale sottolineando principalmente come Lusi fosse stato agevolato nell'appropriazione indebita dei fondi della Margherita non solo dall'ampia delega che aveva ricevuto quando ancora non era senatore ma solo tesoriere ma anche dall'assenza dei politici. Costoro non si sono interessati, secondo il pm, della gestione e coloro che avevano il compito di controllare (i revisori dei conti) si limitavano ad accertamenti superficiali.

Lusi, ha osservato ancora il pubblico ministero, dal 2007 al 2011 ha gestito il conto corrente della Margherita sul quale erano confluiti 80 milioni di rimborsi: "Tre parti di questo denaro sono state impiegate in attività illecite, mentre il resto, attraverso innumerevoli assegni in bianco non rintracciabili, ha consentito di destinarli ad altro uso come se fossero un tesoretto da gestire per affari privati e questioni personali".

Riferendosi al denaro uscito dalle casse della Margherita, il magistrato ha ricordato che una parte di questo è entrata nella società Ttt, riconducibile a Lusi soltanto e che è stata usata per acquistare il patrimonio immobiliare dell'ex senatore finito poi sotto sequestro nel corso dell'indagine istruttoria. Altri denari usciti dalla Margherita per passare attraverso la Ttt sono rappresentati da 3,6 milioni destinati alla moglie di Lusi, Giovanna Petricone, che è uscita dal processo patteggiando la condanna a un anno, mentre quasi 2 milioni secondo la ricostruzione del pm sono finiti a conoscenti e amici dell'imputato.

L'udienza si è conclusa con l'intervento dei legali Alessandro Diddi e Titta Madia costituiti parte civile per conto di Francesco Rutelli e della Margherita. Per l'avvocato Diddi "Lusi ha disseminato il suo percorso difensivo di accuse che si sono rivelate tutte false perché sono servite per gettare fango su diversi personaggi". Secondo il legale, Lusi, accusando Rutelli all'epoca dei fatti presidente della Margherita, ha danneggiato l'immagine del partito. L'ex senatore è stato definito personaggio cinico e freddo che fin dall'inizio "ha tentato con il suo comportamento di truffare l'autorità giudiziaria".

Per Titta Madia, che rappresenta la Margherita, Lusi "è un mentitore che sfiora la patologia e che ha la menzogna come elemento strutturale della sua vita. Ha fatto male a tante persone e si è fatto passare per vittima. Ha gettato fango su chiunque, ha cercato di intimidire i politici con messaggi di intensità diffamatoria sempre più crescente; ma i politici della Margherita, a cominciare da Rutelli, hanno manifestato la volontà di perseguirlo e di recuperare quanto da lui sottratto".

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