"Non è possibile mantenere la competenza sul caso Marò della National investigation agency (Nia) in assenza del Sua Act". Secondo Vito Alò, delegato del Cocer Marina Militare, non può essere la Polizia investigativa indiana ad occuparsi del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri italiani trattenuti in India da oltre due anni, con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani.
"I capi d'accusa scritti dalla Nia anche senza l'applicazione della Sua Act, la legge applicata per terroristi e pirati, premono su un omicidio volontario - spiega Alò all'Adnkronos - Per cui per tali accuse, potrebbe essere applicato il codice penale indiano che prevede la pena capitale e l'ergastolo".
"L'impressione è che, ancora una volta l'India persevera e si arrampica sugli specchi per trovare un capo d'accusa inesistente a carico dei nostri colleghi. Tra l'altro - conclude - senza avere nessuna competenza giuridica sul caso avvenuto in acque internazionali e quindi sui due militari italiani. Perciò non ci stancheremo mai di dire a gran voce che devono tornare in Italia innocenti e con onore, perchè sono innocenti.