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Caso marò, media indiani: ''Delhi rinuncia alla legge antipirateria''

07 febbraio 2014 | 15.55
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Caso marò, media indiani: ''Delhi rinuncia alla legge antipirateria''

L'India non invocherà la legge contro la pirateria (Sua Act), che contempla anche la condanna alla pena di morte, nel caso dei due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Lo riferisce il sito dell'emittente indiana Ndtv.

Il mese scorso il ministero dell'Interno aveva dato alla Nia, la polizia investigativa a cui vengono affidati i casi di terrorismo, il permesso di incriminare i due fucilieri italiani sulla base della legge antiterrorismo e antipirateria. Ma ora, si legge sul sito dell'emittente televisiva, "la decisione è stata revocata". Sarebbe quindi prevalsa la linea del ministero degli Esteri, contrario sia alla pena di morte che al ricorso alla legge antiterrorismo, e sarebbe stata accolta la richiesta dell'Italia.

Nei giorni scorsi, sempre la stampa indiana aveva anticipato che il procuratore generale indiano, Goolam E Vahanati, aveva trovato una mediazione tra i due dicasteri - quello della Giustizia si è schierato con gli Esteri - proponendo di incriminare i due militari italiani con la legge antiterrorismo ma senza prevedere pena di morte.

"I nostri due marò non sono terroristi, né sono dei pirati", aveva affermato giovedì, da Gibuti, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ribadendo che "sulle conseguenze a seconda di come saranno le posizioni lunedì", giorno dell'udienza della Corte Suprema, "tutte le opzioni sono sul tappeto".

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