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Caso Pamela, la famiglia: "Stupore per parole ex Questore Macerata su mafia nigeriana"

23 maggio 2022 | 12.26
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'Confermano nostri sospetti su presenza a Macerata'

(Foto da Fb)
(Foto da Fb)

" Grande stupore e viva preoccupazione" per le affermazioni sulla mafia nigeriana fatte dall’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, venerdì scorso durante un convegno a Roma. E' quanto esprime la famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata), fu fatta a pezzi e poi i resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Per l'omicidio è in carcere, con condanna di primo e secondo grado, il nigeriano Innocent Oseghale nei confronti del quale la Cassazione ha deciso un processo di appello bis limitatamente all’aggravante della violenza sessuale.

"Abbiamo accolto con grande stupore e viva preoccupazione, le parole che, lo scorso venerdì, l’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha espresso durante un convegno cui esso, a Roma, ha partecipato, dal titolo 'La lotta alla criminalità organizzata attraverso collaboratori di giustizia e testimoni: tra disinteresse ed inclusione' - sottolinea la famiglia Verni-Mastropietro - Durante il suo intervento, infatti, durato circa trenta minuti, l’alto dirigente della Polizia di Stato in questione, in ben due occasioni, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha, dapprima, affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il 'depezzamento' di Pamela Mastropietro ed il raid di Luca Traini" in seguito "ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia 'pari a zero' nei confronti dello Stato, riscontrata al suo arrivo nel capoluogo marchigiano, lo spaccio di droga a cielo aperto, la già menzionata mafia nigeriana, ancora, che era addirittura padrona della città, la paura della gente a parlare, la quale, come già detto, era evidentemente sfiduciata e impaurita, con zone dove nessuno si azzardava più a portare i propri figli, fino al concetto secondo cui 'non sempre le Istituzioni possono agire liberamente', in quanto 'pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale'".

La famiglia della ragazza, che ha sollevato spesso interrogativi sulla mafia nigeriana anche in correlazione con la vicenda della ragazza che però non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria, legge ora nelle parole dell'ex questore una conferma a "quelli che sono sempre stati i nostri sospetti" sulla possibile presenza della mafia nigeriana nella città marchigiana.

"Orbene, risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità, riconosciutegli, peraltro, anche nella stessa Macerata, abbia utilizzato (e ripetuto) tale termine (mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana) con approssimazione e disinvoltura, anche in considerazione del contesto in cui il tutto si svolgeva (si pensi al tema affrontato, prima richiamato, ed all’uditorio cui il tutto era rivolto, composto da giuristi) e non, invece, con il preciso intento di denunciare che nella suddetta città vi fosse proprio la mafia nigeriana, con tutti i requisiti e le caratteristiche, dunque, da riconoscere a tale realtà criminale", sottolinea la famiglia della ragazza.

"Confermando, in sostanza, quelli che sono sempre stati i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto", osserva la famiglia Verni-Mastropietro ricordando che "per lungo tempo, quando si è provato (noi in primis) a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno criminale anche nel capoluogo marchigiano e nelle Marche, pure in correlazione con l’autore dei tragici e demoniaci fatti perpetrati a danno di Pamela quel maledetto 30 gennaio 2018 (oltre che con altri suoi connazionali, entrati a vario titolo nelle relative indagini), si è incontrata molta resistenza, sfociata spesso, addirittura, in assoluto negazionismo da parte di qualcuno".

"Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che, per altro verso, sono anche preoccupanti: quello che viene espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana in sé, alle minacce subite dal poliziotto in questione (al quale, in un frangente, avemmo anche modo di manifestare la nostra solidarietà), correlate, tra l’altro, e senza mezzi termini, all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era ridotta Macerata all’epoca dell’annus horribilis, alle paventate pressioni politiche (oltre che sociali e culturali) cui pure esso fa riferimento e che sarebbe interessante conoscere nel dettaglio, visto che, certamente, quanto allora accaduto ha toccato interessi forti", continua la famiglia di Pamela.

"Parole che per chi, anche come noi, voces clamantes in deserto, ha sempre cercato di puntare i riflettori su alcune questioni, ed è ancora in attesa di ricevere molte risposte, pesano come macigni e, se già non accaduto a suo tempo, dovrebbero essere meritevoli di un accurato e doveroso approfondimento nelle opportune sedi", conclude la famiglia Verni-Mastropietro chiedendo "ai cultori del negazionismo come dovrebbe prendere tutto ciò la famiglia di Pamela Mastropietro mentre, a chi di dovere, di aiutarci ad avere delle risposte: e lo facciamo, visto che si parla pur sempre di mafia, nel giorno in cui si commemorano gli eroi morti nella strage di Capaci, affinché il loro ricordo non rischi di essere mera facciata, ma sia concreta azione".

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