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Caso Pamela, minacce a moglie supertestimone

04 marzo 2019 | 17.59
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Recapitata anche bambolina con testa mozzata. Il legale all'Adnkronos: "Lui vuole collaborare, unica remora è la mancanza di protezione"

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di Sara Di Sciullo

Il pentito di 'ndrangheta Vincenzo Marino, tra i testimoni di accusa nei confronti di Innocent Oseghale, sarà chiamato a testimoniare alla prossima udienza del 6 marzo nel processo davanti alla Corte di Assise di Macerata per l'omicidio di Pamela Mastropietro. "Marino verrà consegnato coattivamente in udienza. Gli ho consigliato di rimettersi alla clemenza della Corte, rappresentando le sue difficoltà: ha intenzione di collaborare, ma l'unica remora è la mancanza di protezione", afferma all'Adnkronos l'avvocato Maria Claudia Conidi, legale del collaboratore di giustizia rimasto insieme alla sua famiglia, a fine 2012, senza protezione.

"Ci furono denunce a suo carico per evasione e minacce, finite nel tempo con assoluzione e archiviazioni", spiega l'avvocato Conidi secondo la quale ai collaboratori di giustizia basta "una qualsiasi denuncia e dopo 15 giorni gli viene revocata la protezione. Ma questa è un'ingiustizia enorme, perché spesso si tratta di denunce pretestuose".

Secondo quanto spiega l'avvocato Conidi, da quando Marino, che raccontò di aver raccolto alcune confessioni di Oseghale incontrato nel carcere di Ascoli dove i due furono per un brevissimo periodo detenuti, è diventato teste di accusa di Oseghale, la sua situazione si è fatta ancora più complicata: "La moglie è già stata oggetto di minacce, le è stata fatta recapitare una bambolina con la testa tagliata e la scritta 'Fate questa fine'", spiega.

"Pare che vi sia stato, dietro mia sollecitazione alla procura generale, un intervento da parte della procura generale presso la Corte di appello di Catanzaro volto a far riammettere Marino al programma di protezione", sottolinea il legale spiegando di aver fatto una "richiesta accorata all'ufficio della procura della Dda di Catanzaro" ma che aspetta ancora atti concreti.

"Marino ha collaborato, sta collaborando e intende collaborare in futuro", sottolinea l'avvocato Conidi secondo la quale "non c'è una ragione logica" della revoca della protezione.

Il legale propone un rinvio della deposizione in attesa di una risposta concreta sulla riammissione al programma di protezione "per consentire a Marino di deporre in maniera più serena", conclude l'avvocato Conidi secondo la quale sapendo che la sua famiglia è al sicuro avrà "la mente più lucida e la deposizione sarà più lineare e proficua".

IL CRIMINOLOGO - "E' una delle modalità classiche di intimidazione della mafia nigeriana". Lo afferma all'Adnkronos il criminologo Alessandro Meluzzi che per primo fece un collegamento tra la mafia nigeriana e l'omicidio di Pamela Mastropietro. Secondo Meluzzi la mafia nigeriana "è un'organizzazione ricca, potentissima e radicata un Italia". Per il criminologo i legami tra la mafia nigeriana e il delitto Mastropietro sono nella "matrice, nel cannibalismo, nello spaccio di droga e nell'adescamento sessuale" ma anche "nella ritualità, nello squartamento" e "nella tecnica del lavaggio del corpo con la candeggina".

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