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Caso Pamela, nella casa degli orrori ora vive una famiglia: "L'anima di quella ragazza è con noi"

15 ottobre 2020 | 20.20
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I condomini di via Spalato: "Vogliamo solo dimenticare, lapide fatta senza interpellarci"

Caso Pamela, nella casa degli orrori ora vive una famiglia:

dall’inviata Silvia Mancinelli

A Macerata, nella casa degli orrori al 124 di via Spalato dove Pamela Mastropietro è stata uccisa, scuoiata, dissanguata, lavata con la candeggina e fatta a pezzi, dove è stata vista entrare ma da dove è uscita dentro a due trolley, oggi vive una famiglia di quattro persone. Papà, mamma, con la figlia più grande di lui e la bambina piccola della coppia, hanno coraggiosamente affittato l’appartamento dissequestrato a giugno 2019. Qui viveva con la compagna e la figlia neonata Innocent Oseghale, l’unico imputato nel processo per l’omicidio della 18enne romana. E qui, dove un fiocco rosa sul portone strideva come un pugno allo stomaco con cosa è poi accaduto all’interno, oggi vive un’altra famiglia.

"Ciò che è successo in questa casa appartiene al passato - dice all’Adnkronos la figlia maggiore - Il disagio non c’è stato, insomma, sappiamo cosa è successo e ci dispiace tanto per quella ragazza, ma qui ci troviamo bene". "Se l’anima di Pamela è rimasta qui, noi la facciamo vivere - dice Gennaro - In questo appartamento si vive felicissimi e se lei sta qui con noi ci sta accompagnando a vivere felici e siamo in buona compagnia".

Il proprietario della casa degli orrori si è costituito parte civile nel processo in corso al tribunale di Ancona "per contribuire a dare giustizia alla famiglia di Pamela - come spiega all’Adnkronos il legale Andrea Marchiori - Al rimborso non abbiamo proprio pensato, sebbene sussista il danno economico".

Tuttavia sbagliava chi pensava che nessuno avrebbe mai più potuto abitare tra questa mura: Gennaro, napoletano ed evidentemente poco superstizioso, alla paura non ha proprio pensato e ha affittato l’appartamento dove tuttora vive.

"Sono dicerie quelle per le quali non si prendono le case perché c’è morto qualcuno - dice ancora la figlia - Non sono queste le cose sulle quali ci si dovrebbe soffermare, ciò che è successo in questa casa appartiene al passato. E poi a me fanno molta più paura i vivi".

Alla vigilia della sentenza che potrebbe mettere un punto sull’omicidio di Pamela Mastropietro, con la conferma dell’ergastolo chiesta per Innocent Oseghale dal procuratore generale di Ancona Sergio Sottani, nel condominio di via Spalato 124 a Macerata gli inquilini sembrano essersi lasciati alle spalle la terribile storia che li ha catapultati sotto le luci della cronaca nera. Stanchi del clamore mediatico che li ha storditi quasi tre anni fa, oggi si proteggono da irruzioni da parte dei giornalisti con due grossi cartelli sul cancelletto che vietano l’ingresso agli estranei del condominio. Passerebbe quasi inosservato questo piccolo comprensorio a due piani, se non fosse per un altare fatto di foto e fiori che ricorda la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi proprio all’interno di uno di questi appartamenti il 30 gennaio 2018.

Un fazzoletto di terra ricavato all’interno di un giardino dove si trovano anche i giochi dei bambini, realizzato non dalla gente del posto ma dalla famiglia della ragazza, facendo storcere il naso anche a più di un condomino. "Siamo stati tempestati di telefonate ma noi di questa storia non parliamo più - dice un’inquilina all’Adnkronos - Cerchiamo di dimenticare non la ragazza ma tutto il fattaccio. Per noi non è stato semplice e non lo è tuttora, la gente passa davanti casa nostra e ci ricollega a quanto accaduto. Anche il fatto che abbiano fatto questa lapide - aggiunge - per carità la ragazzina è una vittima tremenda di quanto accaduto, però è stata fatta senza che nessuno ci abbia interpellati. Hanno fatto un funerale dentro il nostro condominio senza chiederci nulla. Noi condomini vogliamo dimenticare presto tutto quanto".

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