Lo scorso 13 giugno aveva lasciato il carcere romano di Regina Coeli per scontare i domiciliari presso la sua abitazione ad Imperia. Lettera aperta dei familiari: "Accuse infamanti". Il gip dispone il processo immediato: il 22 ottobre alla sbarra
Il gip di Reggio Calabria Olga Tarzia ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per l'ex ministro Claudio Scajola nell'ambito dell'inchiesta sui presunti aiuti alla latitanza di Amedeo Matacena, l'ex deputato di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa tuttora latitante a Dubai. Lo scorso 13 giugno l'ex ministro aveva lasciato il carcere romano di Regina Coeli per scontare i domiciliari presso la sua abitazione ad Imperia.
I familiari: "Accuse infamanti" - "Accuse infamanti senza prove, indagini costosissime, nessuna prova, accanimento" nei confronti di Claudio Scajola. È quanto denunciano i familiari dell'ex ministro in una lettera aperta, firmata Maria Teresa, Lucia e Piercarlo Scajola.
"Nicchie scavate nel muro - è scritto nella lettera aperta - in piccoli vani nascosti da quadri o stampe. Edicole. Anche questo, oggi, si legge (nel caso specifico sul quotidiano 'La Repubblica') tra le tante montagne di fango, fin qui montate grazie alla giustapposizione a effetto di fatti, interpretazioni, fantasie, calunnie".
"Assicurando che non esiste un archivio segreto di Claudio Scajola - prosegue il documento - ma una serie di ordinari angolari rapid che raccolgono buona parte della sua non ordinaria vita (ecografie dei figli nella pancia della mamma comprese), registriamo la profonda inquietudine per quello che stiamo vivendo. Non è il merito a farci rabbrividire, ma il metodo".
"Un metodo che consente di rappresentare e consolidare l'immagine di una persona per ciò che non è, aggredendola nelle uniche ricchezze che ha avuto: il suo consenso e la sua famiglia. Claudio Scajola - affermano i suoi familiari - è stato arrestato come il peggiore dei boss, prima del processo, ed è tutt'ora in stato di custodia cautelare, sulla base di fantomatiche accuse di partecipazione esterna in associazione mafiosa, non supportate da alcuna prova e lunari per chiunque ci abbia avuto a che fare anche per una sola ora della sua vita''.
Secondo Maria Teresa, Lucia e Piercarlo Scajola, "è grazie a questa accusa, già rigettate dal Gip, che si sono svolte le costosissime indagini, fatte di migliaia di intercettazioni telefoniche, pedinamenti, perquisizioni, intercettazioni ambientali. È per queste accuse, rigettate e anche risibili una volta aver letto le carte depositate, che Claudio Scajola è ancora in regime di custodia cautelare".