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Caso Shalabayeva, tutti assolti in appello

09 giugno 2022 | 20.29
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Dopo quasi 10 ore di camera di consiglio la sentenza per Cortese, Improta e gli altri imputati

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Tutti assolti in appello gli imputati del processo per l'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua, avvenuta nel 2013. I giudici della Corte di Appello di Perugia con la sentenza di assoluzione, pronunciata dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, hanno ribaltato il verdetto di primo grado per Renato Cortese, Maurizio Improta, i poliziotti Francesco Stampacchia, Luca Armeni, Vincenzo Tramma, Stefano Leoni e il giudice di pace Stefania Lavore.

Alla lettura del dispositivo del collegio, presieduto da Paolo Micheli, erano presenti in aula tutti gli imputati e tanti colleghi dei poliziotti, finiti sotto processo, arrivati a Perugia da diverse regioni. Assente, invece, Alma Shalabayeva, parte civile nel processo.

Caso Shalabayeva, in primo grado 5 anni a Cortese e Improta

I poliziotti hanno ascoltato in silenzio la lettura della sentenza e, poi, si sono abbracciati. Lacrime di gioia per Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni, Vincenzo Tramma, Stefano Leoni, che hanno atteso in aula il verdetto che ha ribaltato la sentenza di I grado. Intorno a loro tanti colleghi e amici arrivati da ogni parte d'Italia per sostenerli.

E’ una pagina di grande giustizia" dice all’Adnkronos l’avvocato Ester Molinaro che insieme al professor Franco Coppi difende Renato Cortese. "Contenti sicuramente per l’esito del processo. Dimostra al contempo che, come abbiamo sempre sostenuto, il processo a carico del dottor Cortese non sarebbe mai dovuto iniziare. L’assoluzione perché il fatto non sussiste sradica completamente l’impianto accusatorio”.

IMPROTA - "E’ stata riconosciuta la regolarità della nostra attività e l’assenza assoluta di qualsivoglia iniziativa criminale" dice Maurizio Improta dopo la sentenza di assoluzione. "Penso a mia madre che ha 90 anni e che avrà un bel regalo, a mia moglie che proprio oggi compie gli anni, a mio nipote di sei mesi che almeno avrà un ricordo di un nonno perbene. Sono passati nove anni che nessuno mi restituirà e forse adesso potrò avere un po’ di serenità".

Cosa si aspetta dalla Polizia ora? "Aspetto quello che deciderà il capo della polizia, che non ha mai avuto un attimo di tentennamento nei nostri confronti. Quello che vorranno chiederci di fare faremo. Ora vogliamo recuperare la serenità e tante ore di sonno che mancano da parecchi anni perché sono cose che fanno male, che minano il fisico, la mente. Ci vuole tanta forza". "Ho pianto tante volte da solo, l’ultima volta ieri. Un pensiero -aggiunge Improta in lacrime- va a mio padre che subì lo stesso tormento quando era prefetto a Napoli e ne uscì assolto. Si vede che la Corte di Appello di Perugia ha letto bene le carte, ha analizzato, ha capito di avere a che fare con persone perbene".

LA DIFESA DI IMPROTA - “Da quando ho preso l’incarico di seguire il dottor Improta e dopo aver letto gli atti non ho mai dubitato dell’infondatezza dell’ipotesi di accusa, nemmeno per un minuto" dice all’Adnkronos l’avvocato Bruno Andò, difensore di Maurizio Improta. "Questa sentenza riabilita pienamente un funzionario che ha avuto l’esclusivo interesse della tutela della legge e del rispetto dei diritti umani”.

IL LEGALE DI CORTESE - “Dire che siamo soddisfatti è fin troppo ovvio. Resta l’amarezza determinata da un processo che non doveva neppure nascere" dice all'Adnkronos l’avvocato Franco Coppi, difensore insieme a Ester Molinaro, di Renato Cortese. "La sentenza di appello ha rimesso le cose al loro posto, resta la sofferenza che Cortese e gli altri imputati hanno dovuto sopportare”.

L'AVVOCATO DI STAMPACCHIA - "Ritengo che la Corte d'appello abbia compreso meglio e di più, ha rinnovato l'istruttoria dibattimentale consentendo di ascoltare in aula le testimonianze dell'ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e del pm Eugenio Albamonte che si occuparono del caso. Quello che ha pagato il mio assistito non è un prezzo risarcibile, ma oggi per lui è una grande soddisfazione" ha detto all'Adnkronos l'avvocato Massimo Biffa, difensore del poliziotto Francesco Stampacchia. "Ora attendiamo di leggere le motivazioni - ha aggiunto il penalista - mi fa piacere che questi uomini, poliziotti in gamba, rimasti in panchina, da domani possano riprendere la loro attività, questo è l'augurio che faccio loro".

LA PORTAVOCE DI ALMA - “La sentenza e le condanne in primo grado erano giuridicamente inattaccabili, e di conseguenza le assoluzioni non possono che essere il risultato di pressioni politiche” ha commentato Marc Comina, portavoce della famiglia Shalabayeva. “Questa sentenza è scandalosa e scioccante, perché legittima dei comportamenti che sono un danno e uno scandalo non solo per Alma ma per la stessa credibilità dello Stato italiano. Non c'è dubbio, quindi, sul fatto che Alma proporrà ricorso”, ha spiegato il portavoce.

GIANNINI - Il capo della Polizia Lamberto Giannini ha accolto con "grande soddisfazione" la sentenza della Corte di Appello di Perugia che ha riconosciuto la "correttezza della condotta degli appartenenti alla Polizia di Stato" in relazione alla vicenda di Alma Shalabayeva.

TONELLI - "Da 30 anni a questa parte è stata già persa una infinità di servitori, una classe dirigente amministrativa e politica per una caccia alle streghe" afferma all'Adnkronos Gianni Tonelli, deputato leghista e segretario generale aggiunto del Sap. "Spero che, da domenica, possa inaugurarsi nuova stagione anche in questo senso per la nostra Repubblica". "Questa vicenda ha lasciato sul campo troppi cadaveri, metaforicamente parlando. Due funzionari eccellenti oggi assolti. E il mio pensiero va ai prefetti Procaccini e Valeri, straordinari funzionari che hanno vista interrotta la loro carriera e il rapporto di servizio straordinario al Paese che, da una vita, facevano", ha detto Tonelli facendo anche riferimento alle dimissioni e all'avvicendamento all'epoca dei prefetti Procaccini e Valeri.

"Per fortuna Cortese e Improta avranno la possibilità di rivalutare ampiamente la loro posizione che già è stata riabilitata - sottolinea Tonelli -. Ci chiediamo come mai a volte si prendono abbagli così importanti da parte della magistratura, quando si parla di funzionari pubblici. Sono in gioco gli interessi non solo dei singoli, ma di una comunità che ha diritto di preservare i propri servitori e coloro che guidano una classe dirigente in maniera eccellente".

MACCARI - "Il tempo è galantuomo e la giustizia finalmente è fatta, ma nel frattempo sono state distrutte carriere e persone" afferma all'Adnkronos Franco Maccari, vicepresidente nazionale del Sindacato Fsp Polizia.

CECCHINI - "Siamo felici e orgogliosi dei nostri colleghi dei quali conosciamo l'onorabilità, la dignità lavorativa, umana e professionale" dice all'Adnkronos Andrea Cecchini, segretario generale di 'Italia Celere'. "Per noi è una soddisfazione che possano continuare a esercitare la loro professione, nonostante siano stati infangati dall'opinione pubblica negli anni precedenti - conclude Cecchini -. Confidavamo fin dall'inizio nella magistratura e in una sentenza favorevole. E così è stato".

GASPARRI - “Ho difeso fin dall'inizio il dottor Improta e gli altri funzionari di polizia ingiustamente accusati per la vicenda Shalabayeva. Avevano ragione e oggi la sentenza d'appello dimostra la loro innocenza. Ero intervenuto in parlamento più volte" dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. "Vergogna su chi li ha accusati ingiustamente. Vergogna su chi emette sentenze che poi vengono smentite negli ulteriori gradi di giudizio. E non si dica che ciò dimostra che la giustizia funziona. Perché intanto le persone subiscono anni di danni morali, personali e professionali - aggiunge il senatore azzurro - . Ora i vertici del Viminale devono risarcire con immediatezza e con adeguati incarichi, dei funzionari di grande valore che hanno subito un'ingiusta gogna per colpa di alcune toghe”.

(dall'inviata Assunta Cassiano)

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