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Caso Yara, Bossetti tace in udienza. Entro martedì la decisione sulla scarcerazione

14 ottobre 2014 | 16.55
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Uno dei suoi legali all'Adnkronos: "Non ha rilasciato dichiarazioni. Anche se inizialmente sembrava intenzionato a ribadire la sua innocenza l'emozione e lo spaesamento hanno avuto la meglio". E' la prima volta che il 44enne operaio edile, da quasi quattro mesi in isolamento, lascia il carcere di Bergamo

Caso Yara, Bossetti tace in udienza. Entro martedì la decisione sulla scarcerazione

E' durata circa due ore l'udienza davanti al tribunale della Libertà di Brescia per Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, il 26 novembre 2010 e trovata senza vita tre mesi in un campo abbandonato di Chignolo d'Isola. Bossetti, che si trova in isolamento da quasi quattro mesi, "non ha rilasciato dichiarazioni, anche se inizialmente sembrava intenzionato a ribadire la sua innocenza", spiega all'Adnkronos uno dei suoi legali, Silvia Gazzetti, ma ad avere la meglio "è stata l'emozione e lo spaesamento": è la prima volta dal suo fermo che il 44enne operaio edile ha lasciato il carcere di Bergamo.

La decisione sulla sua eventuale scarcerazione "arriverà entro il 21 ottobre", aggiunge il legale che insieme al collega Claudio Salvagni difende l'imputato.

L'udienza, in camera di consiglio, si è svolta davanti al giudice Michele Mocciola. Dopo la relazione sul caso, la parola è passata al pm di Bergamo Letizia Ruggeri (presente in aula anche il procuratore di Bergamo, svela la difesa) che ha rimarcato il "forte quadro indiziario contro Bossetti" dove la cosiddetta 'pistola fumante' è rappresentata dal Dna del muratore trovato sugli slip e sui leggings della vittima. Un elemento da aggiungere alla calce trovata nei polmoni di Yara compatibile con il lavoro dell'indagato, ai tabulati telefoni di vittima e presunto carnefice che rende probabile la loro presenza nella stessa zona al momento della scomparsa della ginnasta 13enne.

La pubblica accusa non ha inserito tra i punti contro Bossetti la testimonianza del fratellino di Yara, indicato invece nell'ordinanza con cui il gip Vincenza Maccora ha negato la scarcerazione del 44enne. "Da quattro indizi si passa così a tre - sottolinea l'avvocato Gazzetti - all'interno di un quadro accusatorio tutt'altro che forte, anzi che sta perdendo la sua consistenza".

Nell'intervento la difesa si è soffermata sulle esigenze cautelari: "l'ipotesi del pericolo di fuga non è stata convalidata neppure nel caso del fermo iniziale di Bossetti", quanto alla reiterazione del reato e all'inquinamento probatorio "su quali basi concrete si fondano le parole dell'accusa?", si chiede l'avvocato.

La difesa inoltre ha chiesto "la nullità di alcuni atti di tipo procedurale, un tentativo di invalidare ad esempio la perizia del Ris di Parma del dicembre 2012", al cui interno, in particolare è contenuto l'esame del Dna "su cui - evidenzia il legale - ci sarà battaglia nel corso del procedimento". La difesa dell'imputato ha puntato inoltre sulla nota Vodafone che collocherebbe in due diversi comuni i cellulari di Bossetti e di Yara il pomeriggio della scomparsa e "sull'assenza all'interno del corpo della 13enne di calce".

La decisione dovrà arrivare tassativamente entro martedì, se i giudici dovessero accogliere la richiesta della difesa di scarcerare l'imputato la scelta dei domiciliari "verrà valutata dal tribunale, in considerazione dell'eco mediatico della vicenda e anche a eventuale tutela della famiglia", conclude il legale Gazzetti.

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