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Cassazione: parolacce sdoganate da tv e cinema, scurrilita' dilagante

08 aprile 2014 | 17.19
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Dal cinema al teatro senza dimenticare la tv, le parolacce e le espressioni "scurrili" sono diventate così frequenti da averne attenuato fortemente la "portata offensiva". La Cassazione prende atto con desolazione della "progressiva decadenza del lessico adoperato nei rapporti interpersonali" per ricordare che le espressioni che finiscono in tribunale affinchè se ne giudichi la portata ingiuriosa, pure se censurabili per la loro volgarità, non possono essere condannate penalmente.

"E' innegabile - scrive la Quinta sezione penale - che l'evoluzione del costume e la progressiva decadenza del lessico adoperato dai consociati nei rapporti interpersonali, unitamente ad una sempre maggiore valorizzazione delle spressioni scurrili come forme di realismo nelle arti contemporanee (si pensi soprattutto al cinema) e tradizionali (quali ad esempio la letteratura o il teatro) ha reso alcune parolacce di uso sempre più frequente, soprattutto negli strati sociali a più bassa scolarizzazione, attenuandone fortemente la portata offensiva, con riferimento alla sensibilità dell'uomo medio". Ecco perchè la Suprema Corte non ha potuto accogliere (se non limitatamente al reato di minaccia, disponendo un nuovo esame) il ricorso di una 49enne pugliese Anna Maria M. che nel 2010 si era sentita offendere da Vincenzo G. con espressioni volgarissime. L'uomo era stato processato per ingiuria, minaccia e danneggiamento e assolto nel novembre 2012 dal Giudice di pace di San Pietro in Vernotico (Br). (segue)

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