Il presidente di Quanta, ora non si imputi più deficit competitivo a mancanza norme
"Il Jobs Act è un atto molto coraggioso e va detto che oggi la normativa italiana sul lavoro è assolutamente allineata alle migliori esperienze internazionali dei nostri competitori. E' finito il tempo in cui si poteva imputare un deficit competivo alla mancanza di leggi adeguate: ora le aziende si devono abituare a una maggiore responsabilità e alla maggiore libertà consentita dal Jobs Act". E' il giudizio sulla riforma del mercato del lavoro che Maurizio Castro, presidente di Quanta, una delle maggiori agenzie italiane per il lavoro, esprime con Labitalia.
Oggi, 20 maggio ricorre anche il 45mo compleanno dello Statuto dei lavoratori. "Se il Jobs Act riesce coi suoi decreti attuativi a diventare lo Statuto dei lavori che Marco Biagi aveva immaginato - spiega Castro - allora credo che si realizzi nel modo più efficace la fedeltà allo Statuto dei lavoratori perché la vera innovazione nasce solo dalla tradizione. Si tratta non di rompere una continuità ma di valorizzarla".
Parlando poi delle possibili evoluzioni del collocamento, anche alla luce della riforma degli enti locali, Castro osserva che "non assisteremo a una privatizzazione dei centri pubblici per l'impiego, ma piuttosto a una profonda integrazione nella fornitura del servizio tra la dimensione pubblica e quella privata, da una parte attraverso progetti cogestiti, dove la regia politica è evidentemente delle regioni (o della nuova Agenzia Nazionale per il Lavoro prevista dal Jobs Act) e dall'altra, attraverso una strumentazione tecnica, una capacità di implementazione di percorsi formativi agili e capaci di intercettare la nuova mappatura del lavoro".
