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Pasqua

Catene e piedi nudi, il Venerdì Santo dei flagellanti

20 aprile 2019 | 11.31
LETTURA: 4 minuti

A San Lorenzo Maggiore (FOTO) le stradine dalla chiesa del Martire fino a quella del Santissimo Nome di Dio sono mute

(AdnKronos)
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Il rito non comincia al primo schioppo di catena sulla schiena, ma molto prima. La gente di San Lorenzo Maggiore, nel beneventano, si prepara in religioso silenzio alla processione dei penitenti del Venerdì Santo (FOTO). Le stradine del borgo che collegano la chiesa di San Lorenzo Martire fino a quella del Santissimo Nome di Dio, dove si trovano le statue del Cristo morto e della Madonna, sono mute. Uno strano movimento avvolge l'edificio che ospitò anni addietro l'ospedale. La scalinata che conduce all'ingresso è coperta da un drappo nero su cui sono posizionate delle corone di spine. E' lì dentro, infatti, che i flagellanti, in gran segreto, indosseranno il camice bianco (che richiama la purificazione) e il cappuccio per celare la propria identità e partecipare alla propria, personale, Passione di Cristo.

La curiosità è tanta, in molti cercano di lanciare un'occhiata oltre l'ingresso, ma è vietato avvicinarsi. Nessuno sa chi siano i flagellanti, neppure i loro più stretti familiari lo sanno. Sono maschi e femmine. E di qualsiasi età. Si può cominciare quando ci si sente di dover espiare la penitenza, tanto che in fila indiana c'è anche un bambino. Nella mano destra hanno 'la disciplina': un attrezzo formato da un anello a cui sono collegate delle piastre di ferro a formare una sorta di catena. Sono tre, quattro, cinque o sei piastre in base all'esperienza del singolo penitente.

Dopo aver baciato la statua del Cristo morto cominciano a percuotersi la schiena, a destra e sinistra, mentre con la sinistra tengono stretti i lembi del cappuccio che ha solo due piccoli fori per gli occhi per non essere riconosciuti. In vita portano legata una corda e in testa una corona di spine che fabbricano da sé utilizzando rami di albero o rovi. Anche qui i giri dipendono dall'esperienza del singolo. Anche i camici parlano: alcuni sono rattoppati sulla schiena, a testimonianza delle "discipline" degli anni precedenti. L'ulteriore punizione che si infliggono è quella di camminare scalzi in processione: due ore a piedi nudi per aggiungere penitenza alla penitenza.

"E' una tradizione molto antica che seguiamo da quando siamo piccoli", commentano gli abitanti di San Lorenzo. "Prima di noi l'hanno seguita i nostri genitori e i nonni e i bisnonni prima di loro. E' un rito che appartiene alla nostra cultura. E' difficile da spiegare, c'è e ci appartiene".

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