Il sindacato "non è ancora stato capace di diventare protagonista di un mercato del lavoro che non ha più una figura centrale".
Il sindacato "non è ancora stato capace di diventare protagonista di un mercato del lavoro che non ha più una figura centrale". A dirlo a Labitalia è Giuliano Cazzola, economista e conoscitore del mondo sindacale.
Anche nel più grande sindacato italiano, la Cgil, il rinnovamento stenta ad affermarsi, spiega Cazzola. "Ho conosciuto un sindacato in cui le segreterie erano ricche di personalità differenti -ricorda Cazzola, che in Cgil ha ricoperto anche incarichi di rilievo- ma oggi chi li conosce questi dirigenti sindacali? Lama aveva nella sua segreteria Trentin e Garavini, Marianetti, solo fare qualche nome. Sarà anche colpa dei media che valorizzano chi fa notizia. Ma vi sembra che uno come Landini debba dirigere il sindacato di Bruno Buozzi? Quanto a Susanna Camusso, l'ho conosciuta alla Fiom dove sono rimasto fino al 1974".
E comunque, aggiunge Cazzola, "prima ancora del gruppo dirigente, è la base sindacalizzata ad essere ormai fuori della storia".
Come sarà (o come dovrà essere), dunque, il sindacato del futuro? "In primo luogo - risponde - dovrà portare le tutele laddove non ve ne sono, tra i giovani e gli immigrati. Poi, dovrà trovare il coraggio di mandare a quel paese gli orchestrali del Teatro dell'Opera, e casi analoghi a quello. Il sindacato non è ancora stato capace di diventare protagonista di un mercato del lavoro che non ha più una figura centrale".
E, per spiegarsi meglio, Cazzola racconta un episodio."Una volta il grande Vittorio Foa commentava stupito l'ostinazione della Cisl a non revocare uno sciopero generale del pubblico impiego dopo la caduta di una dei tanti governo della prima Repubblica. Erano gli anni Settanta, gli sciagurati anni Settanta", dice.
"La Cisl teneva quella posizione perché mesi prima la Cgil non aveva voluto revocare in analoghe circostanze uno sciopero generale dell'industria. 'Come fa la Cisl a non capire -si chiedeva Foa- che uno sciopero dell'industria ferma la reazione (allora sempre in agguato) mentre uno del pubblico impiego la sollecita?'. Ecco, oggi la Cgil si sveglia quando il governo annuncia che il blocco degli stipendi pubblici è destinato a proseguire", conclude.