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Cda Rai verso nuova maggioranza, vento contro su Foa

04 settembre 2019 | 06.50
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(Fotogramma)
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di Veronica Marino
Un nuovo governo è alle porte e, di conseguenza, una nuova possibile maggioranza all'interno del Cda della Rai dove torna a soffiare un forte vento contro Marcello Foa alla presidenza dell'Azienda, ritenuto inadatto dalla maggioranza dei consiglieri, a quanto apprende l'Adnkronos, al ruolo di garanzia che compete al suo incarico. In Viale Mazzini da giorni si ragiona sulla possibile rimozione di Foa e su quali possano essere le strade per approdare a questo risultato. E man mano che si avvicina il prossimo consiglio di amministrazione, programmato per il 12 settembre, si studiano nel dettaglio le diverse strategie, tenendo bene a mente che il voto del presidente, nel caso in cui vi sia parità fra i sì e i no rispetto ad una qualsiasi scelta su cui deliberare, vale il doppio.

Intanto i fatti. In che modo potrebbe essere rimosso Foa da presidente? Le strade al momento sembrano essere due. La prima strada: se il Movimento Cinque Stelle si unisse al Pd (come ha fatto di recente per impedire a Foa di restare presidente di Raicom) nel chiedere alla presidenza di Camera e Senato l'accesso agli atti del secondo voto su Foa potrebbe saltare fuori - come è nella convinzione del Partito democratico - che due schede sono nulle; e questo renderebbe illegittimo l'incarico attuale di Foa. La seconda strada: potrebbe uscire a breve l'attesa sentenza del Tar del Lazio cui ha fatto ricorso la consigliera Rita Borioni contro il secondo voto su Foa presidente; sembra, infatti, che i tempi siano maturi considerato che il 3 luglio il Tar, a quanto apprende l'Adnkronos, si sarebbe riunito per andare in decisione proprio su questo punto e, quindi, la sentenza potrebbe arrivare a stretto giro.

In queste ore, però, si continua a riflettere su altri possibili percorsi, nella consapevolezza che la situazione sarebbe comunque complessa perché Foa resterebbe in ogni caso consigliere di amministrazione, a meno che non gli venga prospettato un altro ruolo fuori dalla Rai talmente allettante da portarlo a lasciare Viale Mazzini autonomamente. Al momento, in ogni caso, nessuno ci scommette e così il rompicapo resta da sciogliere. Se Foa venisse revocato da presidente ma restasse consigliere, la maggioranza in consiglio sarebbe fatta dall'ad Fabrizio Salini, dalla consigliera Beatrice Coletti, dalla collega Rita Borioni e con tutta probabilità da Riccardo Laganà. Dall'altra parte ci sarebbero Igor De Biasio e, appunto, Marcello Foa a fare da minoranza, mentre Giampaolo Rossi, stando a quanto ha mostrato finora, resterebbe in sintonia con l'ad Salini, sempre che il nuovo presidente sia realmente di garanzia e Salini non si schiacci su una contrapposizione politica, cosa che escluderebbe di fatto Coletti e Borioni come presidenti. Va da sé che tutto sarebbe più semplice se Foa uscisse di scena e il nuovo presidente fosse esterno alla Rai o comunque all'attuale Cda.

Sul fronte parlamentare sembra che la commissione di Vigilanza Rai resterebbe più o meno come è ora, salvo esprimere una maggioranza diversa: se prima la maggioranza era costituita, infatti, da 14 parlamentari del M5s e 7 della Lega, nel caso di governo giallo-rosso sarebbe costituita da 14 parlamentari del M5s, 7 del Pd e a fare da 'fiancheggiatori' due parlamentari di Leu e Pier Ferdinando Casini. In sostanza il presidente Barachini, essendo di Forza Italia, resterebbe al suo posto in quanto rappresentante della minoranza e al massimo potrebbero cambiare i vicepresidenti.

E in casa Rai? Come potrebbe impattare nel concreto una nuova maggioranza? C'è chi fa notare, per esempio, che potrebbe essere accelerato il via libera del Mise al piano industriale per dare modo alla Commissione di Vigilanza Rai di esprimersi sul piano stesso e sul piano news in particolare, in modo da entrare finalmente nel vivo del progetto di Salini che toglie il budget alle reti generaliste e lo affida alle direzioni di contenuto. In questo nuovo scenario lasciare la direttrice di Rai1, Teresa De Santis, a timonare la rete ammiraglia, fanno notare alcuni parlamentari, sarebbe un'opzione armonica con l'esigenza di una convivenza pacifica e indolore fra la direttrice De Santis e l'ad.

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