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Centrodestra: partito Lega-Fi? Sondaggisti divisi, ok se intesa forte ma elettorati non si sommano

22 aprile 2022 | 17.58
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Meglio marciare divisi per colpire uniti o unirsi con il rischio di perdere pezzi? E' il bivio di fronte al quale in prospettiva Lega e Fi si troveranno al momento di dare sostanza alla suggestione del partito unico del centrodestra (di governo). Sul versante degli osservatori di professione dei movimenti dell'opinione pubblica, il quadro non è univoco e, ascoltati dall'Adnkronos, i sondaggisti esprimono rilievi in chiaroscuro che probabilmente i consiglieri di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno ben presente.

"Non sempre la somma dei consensi di due forze politiche distinte si traduce in un totale algebrico equivalente. E sappiamo che tra coloro che votano Fi e coloro che votano Lega le sensibilità non sono le medesime", dice Fabrizio Masia, amministratore delegato di EmG Different.

"Da parte di alcuni elettori azzurri più moderati -argomenta- a quel punto potrebbe risultare attrattivo il richiamo di un centro sempre più affollato (basti pensare a formazioni che vanno da Noi con l'Italia ad Azione o alla stessa Italia Viva), mentre sul versante leghista non sarebbe trascurabile il richiamo di una destra come quella di Fdi. Insomma, il progetto comporterebbe un bel daffare...". In sintesi, "mi aspetto che a fronte di unione delle forze che, sulla carta può contare l'una il 17% e l'altra l'8%, l'approdo finale -conclude Masia- sia più in una forbice che va tra il 18 e il 22%, che non una meta 'algebrica' del 25%".

Mannheimer, 'unione rischia di far perdere pezzi'

Decisamente più roseo lo scenario evocato da Nicola Piepoli, presidente dell'omonimo istituto, per il quale un partito unico, Lega-Fi, "potrebbe valere anche il 30%", ma a patto che tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ci sia sempre intesa. Parola del sondaggista Nicola Piepoli, presidente dell'omonimo Istituto di rilevazioni statistiche. "Se c'è filosofia comune -dice- se i capi pensano le stesse cose e possono collaborare tra di loro, direi che l'aumento in quota è notevole e un partito unico Lega-Fi possa arrivare anche al 30%, purché, lo ripeto, ci sia benevolenza reciproca al vertice''.

Resta più che prudenziale, invece, la valutazione di Renato Mannheimer: ''Credo che il partito unitario Lega-Fi non sia un'operazione vincente...'' perché ''un partito unitario formato a Fi e Lega vale il 19-20 per cento, perché unendosi perdono dei pezzi. Un pezzo di leghisti, quelli piu' populisti, che non vogliono andare con Berlusconi. E poi c'è un altro pezzetto, di Fi, quello che fa capo ai cosiddetti 'draghiani' che non vuole legarsi a Salvini''. ''In questo periodo la Lega -avverte poi il sondaggista- è in una situazione di crisi, perde voti, non è certo in un trend attrattivo. Anch il suo leader, Salvini, è in un trend declinante e questo non favorirebbe il nuovo partito. Per questo, ritengo che la 'fusione' tra Lega e Fi non è affatto vincente''.

E non manca la reazione politica. Gianfranco Rotondi, vice presidente dei deputati Fi e leader di 'Verde è popolare' non esclude "che un nuovo partito a vocazione maggioritaria di centrodestra possa avere il trenta per cento dei voti. Non mi risulta però che Berlusconi voglia fondere Fi con la Lega,me ne avrebbe parlato, e non perché io conti qualcosa, ma solo perché in fatto di montaggio e smontaggio di partiti sono il suo consulente preferito".

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